Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
"Sei il primo a essere gentile con me senza volere niente in cambio. Se potessi innamorarmi di qualcuno, mi innamorerei di te".
"Non ti rendi conto di quello che dici, sei pazza".
"Sono completamente pazza. La gente non può essere pazza a volte?".
"Io sono sempre stato solo, nessuno si è mai interessato a me".
"Le persone non dovrebbero essere sole. Ti serve qualcuno di cui prenderti cura, qualcuno da amare, altrimenti tanto vale essere morti".
[Gertrud Fridh e Birger Malmsten]
Il marinaio Johannes Blom (Birger Malmsten) torna in Svezia sette anni dopo essersi imbarcato per l'India. Quando ritrova Sally (Gertrud Fridh), la donna di cui era innamorato e che non ha mai dimenticato, i ricordi del passato riaffiorano nella sua mente: "Devo ripensare a quel giorno di sette anni fa quando tutto iniziò. Mamma, papà e io vivevamo su una nave di salvataggio. Stavamo salvando una nave che era naufragata. Devo ripensare a quel giorno d'estate quando nella sala macchine sentivo l'equipaggio parlare male di mio padre. Devo pensare a tutto questo per liberarmene una volta per tutte, per liberare me stesso da tutto quello che mi addolora". Sally, discinta ballerina in uno spettacolo di varietà in un piccolo teatro, è l'amante del "maledetto" capitano Alexander Blom (Holger Löwenadler), il tirannico padre di Johannes, alcolizzato e afflitto da continui disturbi alla vista: quando Sally si trasferisce sfacciatamente sulla nave di Blom proprio sotto gli occhi della moglie Alice (Anna Lindahl) e di Johannes, le tensioni familiari esplodono drammaticamente, fino a costringere Johannes e la stessa Sally, che nel frattempo hanno scoperto di amarsi, a progettare la fuga per ricostruirsi una vita insieme. Il dramma, però, si trasforma in tragedia quando Blom, apprese le intenzioni dei due giovani, si uccide dopo aver tentato di ammazzare suo figlio: Johannes, turbato dagli eventi, si imbarca allora come marinaio su una nave diretta in India. Al suo ritorno (alla fine del lungo flashback), Sally scoprirà di amarlo ancora e accetterà di partire con lui.
Per La terra del desiderio, sua terza regia e primo dei suoi due lungometraggi (l'altro è Musica nel buio) prodotti da Lorens Marmstedt nel 1947, Ingmar Bergman punta sul fascino e gli umori bollenti del melodramma, oltre che sull'efficace e suggestiva ricostruzione dell'ambiente portuale (a cui tornerà nel 1948 con Città portuale), per omaggiare e rievocare il cinema dei maestri del realismo francese: "Così come in Crisi, ci sono molte sequenze che mostrano una certa forza e intensità: la macchina da presa è posizionata dove dovrebbe stare e gli attori si comportano come dovrebbero comportarsi. Per pochi, brevi momenti stavo veramente girando un film: quando terminai La terra del desiderio ero euforico. Era un gran film, pensavo fosse eccezionale, valido tanto quanto i film dei registi francesi che erano i miei idoli". Presentato al Festival di Cannes (e primo titolo di Bergman a sbarcare anche negli Stati Uniti), tratto da una piéce teatrale (mediocre, secondo i resoconti della critica del tempo) del finlandese Martin Söderhjelm, incorniciato nello smagliante bianco e nero della splendida fotografia di Göran Strindberg (con Bergman anche nel precedente Piove sul nostro amore e nei successivi Musica nel buio e La prigione) e sorretto da un ottimo cast di interpreti (tra cui un convincente Birger Malmsten nei panni di Johannes e una monumentale Anna Lindahl in quelli di Alice, la moglie del capitano Blom), La terra del desiderio, pur nell'esuberante impetuosità dell'opera giovanile e nell'esilità dell'ispirazione che lo sorregge, si rivela titolo tutt'altro che prescindibile all'interno della filmografia del suo autore, in cui confluiscono gran parte delle tematiche (e luoghi, figure, artifici stilistici...) predilette: l'uso del flashback, la famiglia e i conflitti generazionali, il mare, la spiaggia (da dove prende le mosse la rievocazione di Johannes), il viaggio, la morte, il teatro (da quello di marionette ai palchi di quart'ordine dell'avanspettacolo), gli specchi e le maschere, la disillusione della vecchiaia e le illusioni della giovinezza, il melodramma (anche se ancora costretto nelle gabbie di una schematica escalation di scene madri), l'idillio amoroso (Sally e Johannes che raggiungono la riva in barca a remi, il loro arrivo nel mulino a vento e l'incontro fatale tra i loro cuori), la ribellione ("Non si è obbligati ad accettare niente, non bisogna vivere come un animale che viene frustato finchè non muore"), l'aspirazione alla fuga rigeneratrice, la malattia (la cecità, come nel successivo Musica nel buio, del capitano Blom: "Vedere tutto senza avere visto niente"), la critica all'egoismo e alle pulsioni materialistiche della società svedese del dopoguerra (tra i temi centrali della poetica bergmaniana degli esordi). Tra i cosiddetti drammi psicologici del cinema svedese dell'epoca che impegnarono Bergman dai suoi esordi e fino al punto di svolta di La prigione, questo La terra del desiderio appare tra i più deboli e meno coinvolgenti, prevalentemente a causa degli evidenti difetti (impostazione drammaturgica eccessivamente didascalica, scarso approfondimento psicologico dei personaggi, ampollosità dei dialoghi) che stemperano l'incedere sanguigno e tormentato della vicenda. Restano, comunque, alcune pagine di seducente raffinatezza spettacolare, dal magnifico e virtuosistico piano sequenza nel luna park, all'irruzione di Johannes, ubriaco, nella cabina di Sally sulla nave ("Non sono un mostro? Se mi dici che non lo sono, sei bugiarda. Nessuno ha una gobba grossa così: guardala e poi dimmi se andresti a letto con me. Dimmi che sono un mostro!"), fino al lungo e struggente dialogo notturno tra il capitano Blom e sua moglie Alice ("Ricordi? Quando Johannes era piccolo, solo Hans lavorava con noi. All'epoca usavamo una pompa a mano e Hans e io pompavamo a turno. Salvavamo piccole imbarcazioni e merci naufragate. Eravamo male attrezzati ed eravamo giovani. Lo ricordi? Pompavo aria nei tuoi polmoni per tenerti vivo nell'acqua sotto di me: era come se ti dessi la vita ogni volta che giravo quella ruota. Lo ricordi? Erano bei tempi. E che cosa mi rimane?") e a quello nel mulino a vento tra Johannes e Sally.
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