Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
A soli ventotto anni il maestro svedese riesce a costruire, con la sua opera seconda, un dramma universale sul peccato (in un significato assolutamente privo di connotazioni religiose), sul passato e sull'amore come unica redenzione possibile. Ciò che non funziona in David e Maggi è percepito solo all'esterno - ed è appunto il loro passato: la prigione per lui, l'essere stata incinta per lei -, mentre la coppia è sempre solida e solidali sono i due fra loro; forse è solo l'invidia per la loro felicità a muovere tanta acredine, forse è solo la noia del piccolo paese, qui reso indimenticabile dalle facce e dalle figure di alcuni abitanti un po' sopra le righe, ma assolutamente efficaci. In particolare rimane impresso il padrone di casa, avido e meschino: è una figura che facilmente si presta ad essere interpretato come il lato malvagio dell'uomo; da notare come non esista alcun personaggio antitetico, formalmente 'buono', candido, neppure i due protagonisti. E anche questo è Bergman. Come va denotato che il narratore esterno, l'uomo dell'ombrello, è un altro espediente 'romantico' di stampo bergmaniano.
Sotto la pioggia, dentro un treno, nasce la storia di David e Maggi: lui ladruncolo pentito e lei incinta di chissà chi. Prendono un cottage in affitto e lui trova lavoro in una serra; il paese intanto mormora di loro. Quando la maternità di lei diviene pubblica, si trovano tutti contro; lei però abortisce, ma questo non ferma la ridda di voci. Infine, appena comprato il cottage, un funzionario statale va a sfrattarli in base ad una vecchia legge dai due ragazzi sconosciuta. Il tribunale li costringe ad andarsene di casa, ma non li punisce oltre: comincia così una nuova fase per la storia d'amore di David e Maggi, ad un incrocio stradale, a piedi, di nuovo sotto la pioggia.
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