Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
"David, guarda quella stella! Una stella è una bellissima compagnia, non credi?".
"È appena iniziato un nuovo anno, le cose vanno benissimo. Siamo come chiunque altro: abbiamo il conto del latte da pagare, paghiamo sia le tasse sociali che quelle statali e a febbraio devo fare la dichiarazione dei redditi...".
"Pochi mesi fa non avevamo niente, ora abbiamo i debiti come tutti".
[Barbro Kollberg e Birger Malmsten]
Piove. Un uomo (Gösta Cederlund), riparato sotto un ombrello, si rivolge al pubblico: "Forse vi chiederete chi sono e quale sia la mia parte in questa storia, ma non posso dirvelo subito. Oso addirittura affermare che è un segreto. Posso dirvi il mio nome... no, quello non ha alcuna importanza. Il mio compito è quello di informarvi su quello che sta per accadere. Sta piovendo... spero che abbiate notato che sta piovendo... È una pioggia di un mercoledì, una pioggia di ottobre... E fa freddo. Aspettate! Ecco uno dei personaggi principali...".
Maggi (Barbro Kollberg) e David (Birger Malmsten) sono due giovani in fuga da un passato ingombrante. Si incontrano in una stazione ferroviaria in città: David è appena uscito di prigione, Maggi, una ragazza rimasta incinta dopo una scappatella con uno sconosciuto, ha invece perso il treno che avrebbe dovuto condurla lontano dalla "vergogna". Senza denaro e nessun posto dove andare, dividono una stanza in un ostello dell'Esercito della Salvezza e, durante la notte trascorsa insieme, non resistono ai fremiti della passione. Anzi, al risveglio, il colpo di fulmine che li ha spinti l'uno tra le braccia dell'altra li sorprende già innamorati:
"Quando parte il tuo treno?".
"Alle 8 e qualcosa".
"È quasi ora".
"Per me può anche partire. Che cosa pensi di me?".
"Non penso niente, ancora non mi sono fatto un'idea".
"Una ragazza che va con il primo che capita...".
"Non ero semplicemente il primo che è capitato, ma il migliore!".
"Sei stato molto focoso. Chi sei? Le tue mani sono così bianche".
"Te lo dirò un'altra volta. Maggi, sarebbe meraviglioso iniziare una nuova vita con te".
"Hai una nuova vita da iniziare?".
"Si potrebbe dire così. E tu?".
"Non voglio tornare al mio vecchio lavoro".
"E io non voglio tornare alla mia vecchia vita".
Si sistemano in campagna, alloggiati in affitto nella casa di proprietà dell'infido Per Håkansson (Ludde Gentzel), mentre David riesce a trovare un impiego grazie al signor Andersson (Douglas Håge), proprietario del vivaio della zona ("Le persone vogliono essere magre. Vanno pazze per i pomodori: i pomodori contengono tutto, potrà diventare un'industria-chiave. Almeno finchè il Paese non verrà sommerso dalle banane"...) e soggiogato dall'odiosa moglie Elise (Hjördis Petterson). Proprio quando la vita inizia a sorridere a David e Maggi, tanto da progettare subito il matrimonio, malasorte, invidia e umane cattiverie si accaniscono contro di loro: i cavilli burocratici del sinistro reverendo Berg (Åke Fridell) frenano le pratiche del matrimonio, il bambino di Maggi nasce già morto, vengono truffati dal signor Håkansson, lo Stato gli espropria la casa appena acquistata e David perde il lavoro e finisce in tribunale accusato di furto. Non tutto è ancora perduto, però, perchè il provvidenziale intervento di un misterioso avvocato difensore riuscirà a convincere la corte dell'innocenza di David. Finalmente possono ripartire per una nuova vita, stavolta in città: "Riproviamo un'altra volta, forse ora ci andrà meglio. Ecco la pioggia...".
Piove sul nostro amore, seconda regia del "giovane" Ingmar Bergman (dopo l'esordio con Crisi) e prima collaborazione con il produttore indipendente Lorens Marmstedt, venne salutato con favore dalla critica svedese, all'epoca della sua uscita nelle sale ("Una ventata di aria fresca nel cinema svedese. Così tanto attesa e così benvenuta"). Contiene, infatti, tutto il cinema del Bergman che sarà: l'amore e il fuoco della passione, l'erotismo, i guizzi della commedia (la coppia di svitati ladri mendicanti, il lieto fine) e gli strappi furenti del melodramma, l'egoismo e l'indifferenza di una società accecata da sfrenate spinte materialistiche, i simbolismi e gli artifici stilistici e allegorici (il carillon), i feticci tematici della poetica cinematografica bergmaniana (gli specchi, il Natale, le campane, le maschere), la tensione umana verso la fuga rigeneratrice, ciclo infinito di approdi e ripartenze.
La spontaneità e l'esuberanza dell'opera giovanile, però, non sempre riescono ad arginare le evoluzioni eccessivamente lineari e didascaliche della vicenda, strutturata su impostazioni drammaturgiche di evidente provenienza teatrale (la commedia Bra mennesker del drammaturgo norvegese Oskar Braaten, adattata per lo schermo da Herbert Grevenius e dallo stesso Bergman), mentre i dissidi con il produttore Marmstedt durante le riprese (riassunti nel celebre "Ricordati che Birger Malmsten non è Jean Gabin e, soprattutto, tu non sei Marcel Carné") e l'inesperienza del regista finirono per ammorbidire e platealizzare oltre misura la verve, le qualità e l'originalità della scrittura. Piove sul nostro amore resta, quindi, opera leggera, impulsiva, a tratti ingenua, ma anche in grado di sorprendere con quei guizzi improvvisi e preziosi che il cinema del Bergman degli esordi regala spesso con inaspettata soddisfazione.
Nel cast, oltre alla vitalità dei due giovani protagonisti, si segnalano le prove di Åke Fridell nei panni del reverendo Berg e di Gunnar Björnstrand in quelli del signor Purman, il messo comunale giunto a espropriare il lotto di David e Maggi e cacciato via a calci nel sedere. Tra tutti, però, emerge la vibrante caratterizzazione con cui Ludde Gentzel tratteggia il suo perfido Per Håkansson, padrone di casa con il vizio dell'usura...
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