Regia di Mark Dornford-May vedi scheda film
Sud Africa, bassifondi di Khayelisha. Carmen seduce un poliziotto e lo porta sulla via della perdizione, anche letterale, viste le “strade” che frequenta. Quando lui si accorge che lei ha un altro, perde la testa. Ebbene sì, è quella Carmen lì, spirito libero di Siviglia raccontato da Mérimée e immortalato da Bizet. Con un piccolo particolare: dall’Andalusia il regista Mark Dornford-May sposta tutto in Africa, con un difficile lavoro di “traduzione” non solo visiva bensì linguistica. Una Carmen nera c’era già stata a Hollywood (come dimenticare la sensualissima Carmen Jones dell’accoppiata Otto Preminger-Dorothy Dandridge?) ma questa è tutta un’altra cosa. Affidata alla compagnia teatrale Dimpho di Kopane e all’eccezionale interpretazione di Pauline Malefane nei panni della protagonista, l’opera di Bizet viene vivificata nonostante resti sostanzialmente uguale a se stessa. Gli scivolamenti dalla musica lirica a quella tradizionale sudafricana, e la particolarità del contesto, rendono lo spettacolo particolarmente verosimile, come se un racconto antico, da decenni affidato alla drammaturgia “classica”, seguendo coordinate così originali acquistasse una carnalità del tutto nuova. Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino. M.G.
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