Regia di Mikael Håfström vedi scheda film
Charles Schine (Clive Owen) è un pubblicitario di successo, con una vita che, nonostante un po’ di monotonia ed il diabete della figlia, viaggia sui binari della soddisfazione. Un giorno, per caso, incontra Lucinda (Jennifer Aniston), brillante donna in carriera nel ramo finanziario. Tra i due scoppia la scintilla della passione, ma nel bel mezzo del focoso incontro, un rapinatore francese, Laroche (Vincent Cassel), li rapina e comincia a ricattare Charles. I risvolti di questa vicenda saranno deleteri per lui, tanto che la sua vita prenderà una piega decisamente negativa.
Il film, opera seconda di Michael Hafstrom, è un thriller abbastanza intenso che raramente vive di pause o di passaggi a vuoto. Il problema è che l’esegesi del personaggio di Charles comporta qualche dubbio esistenziale. Quando Laroche lo minaccia, lo picchia addirittura in casa sua, secondo una pratica morbosa che ricorda, con i dovuti paragoni, “Cape Fear – Il promontorio della paura”, lo buggera in maniera troppo facile, tanto da suscitare pena nello spettatore, Charles è un inetto a cui nemmeno l’amore per la famiglia o una rabbia di tipo ancestrale riescono a dare la forza per reagire. Quando però, nel finale, dopo la morte dell’amico e il debito di 100 mila dollari, si trova di fronte Laroche e il suo socio, e scopre l’inganno, Clive Owen diventa quello di “Inside man” e la vendetta e l’impunità finali sono servite. Una trasformazione totale del personaggio che denota una sceneggiatura da principianti. Nel complesso il ritmo del film e qualche scena ben girata sono il motore trainante della pellicola. Ma, facendo un passo indietro e guardandolo da una prospettiva più “totalizzante” non si può affermare affatto che questo sia un bel film.
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