Regia di Ken Russell vedi scheda film
C'è un elemento che spesso e volentieri caratterizza indiscutibilmente un capolavoro: la censura. Tanto più è censurato, soprattutto dalle autorità ecclesiastiche, quanto più la sua carica eversiva è destinata a descrivere un'epoca ed un probabile punto di cambiamento nei costumi. Quest'opera poi, riesce persino a dipingere con tinte molto forti sia un periodo storico particolarmente intenso, sia una condizione umana abbastanza diffusa: quella delle persone fanatiche ed ignoranti/superstiziose che sono destinate ad essere circuite dal santone di turno. Grandier, per l'appunto, è un personaggio dotato di fascino e bellezza che cade in continua contraddizione col suo stesso personaggio ma che grazie alle sue doti dialettiche ed al suo fascino riesce a fare della sua incoerenza la sua forza. La regia è di stile, le immagini scorrono a tratti caotiche, confusionarie, visionarie ed a tratti lucide e pacate con frangenti di grande forza espressiva ed emotiva e qualche momento involontariamente comico (vedi la caccia al "passero protestante" di Luigi XIII). Gli attori sono molto capaci, con in testa la Redgrave e Oliver Reed. Un film consigliato ai cinefili ed un po' meno a chi cerca un'opera di intrattenimento di respiro moderno. Voto: 8,5.
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