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I diavoli

Regia di Ken Russell vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su I diavoli

di John_Nada1975
8 stelle

"Ke

 

John Nada

"Ken Russell è uno dei pochi nel cinema di oggi che riesca a sorprendere, sempre, in un modo o nell'altro"

Federico Fellini, 1976

 

Capolavoro visivo pressoché assoluto del cinema britannico dei primi anni '70, grazie anche al potentissimo apporto scenografico di un giovane Derek Jarman-soltanto da questo punto di vista senza nemmeno prendere di conto l'enorme e strabordante contenuto sulla natura e genere, umani, le religioni tutte-, vicino ed è ovviamente scontato dirlo, soltanto a Kubrick ed altri fiammeggianti titoli isolati tipo "La Classe dirigente"(The Ruling class) di Peter Medak, a cui lo apparenta almeno la delirante ma vera, sequenza cassata del "ratto cristologico".

Russell aiutato dagli importanti costumi di unica inventiva e originalità della moglie Shirley, qui compie la summa stessa già in crescendo con "Donne in amore" del suo cinema strabiliante per le sterzate simbolistiche e di delirante visionarietà, ma sempre al servizio di un racconto e un apologo storico e morale ben chiari-che poi è quello dell'opera teatrale di John Whiting tratta dalla ricostruzione dei veri fatti dei processi d stregoneria a Loudon nel 1634 e scritta da Aldous Huxley-, le quali alla fine rendono unico e inaccostabile a praticamente ogni altra cosa, metastorico, fantareligioso e utopico surrealista, quello che altrimenti sarebbe stato "solamente" un normale film sui tempi bui della caccia alle streghe e ai protestanti per scopi soltanto di egemonia e autoritarismo politici, nella Francia cardinalizia- Stato di Richelieu.

Oliver Reed Immenso in uno dei suoi ruoli più umani e sfaccettati sulle debolezze umane ma anche i rigori di quei pochi individui integri e non assimilabili nella massa, un 10%, che non si piegano di fronte a nulla nemmeno le più terribili torture, nelle varie e cicliche epoche in cui la falsità e la manipolazione, dettano legge.

Reed ne rende splendidamente l'umanità, il dubbio, nei bisogni dell'uomo in un ruolo anche diverso dal solito per lui, padroneggiandolo 

Michael Gothard grandissimo come pazzo e pervertito inquisitore Padre Barre, quintessenza della falsità e del fanatismo contemporaneamente, manovrato dal diabolico nella vera essenza del termine e del male, Dudley Sutton/Il Barone.

Solo chi non era in grado di capirlo poteva vederlo come qualcosa di gratuitamente

blasfemo da parte di "un ex ragazzo cattolico arrabbiato", quando anche nelle sequenze più forti della torture e dei baccanali organici delle suore orsoline nel convento,  si  riafferma sempre un forte discorso di affermazione del sacro, lì esattamente dove esso viene traviato e solo strumentalizzato in ogni modo, dal potere dello Stato per fini politici e di opportunità governative nel piegare le restanti città che non si sono ancora piegate con le loro mura al potere riecheliano, niente affatto attinenti alla vera fede e ancora meno alla stregoneria e ai patti con il diavolo, livida baracconata allestita soltanto per gli scopi predetti e inconfessabili. 

Queste cose le ha viste e ravvisato pure la Lega newyorkese per la difesa della moralità e della decenza nelle arti, all'epoca del film e anche dopo.

Certi critici di allora anche molto famosi, troppo presi da loro stessi e dei giornaloni di formazione opinione pubblica della maggioranza, no.

 

John Nada

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