Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Secondo me non ci siamo proprio. Il film tira avanti in qualche modo fino circa a metà, o meno, ma poi s'incaglia su una secca non ne viene più via. Fin dalle prime scene si ha la sensazione di un film stiracchiato, che però grazie alla trama, alla bellezza della Spaak, e alle musichette simpatiche galleggia per un certo tempo. Poi però la commedia scivola nella farsa, o pochade, Salerno recita sopra le righe, la noia preme, e si va zoppicando fino alla fine.
Quanto ai temi e agli intenti del film, l'unico elmento chiaro è la messa in ridicolo di certi nobili romani dell'epoca, incarnati dal personaggio di E. M. Salerno, e in parte del cattolicesimo (visto come superstizione e ipocrisia). Per il resto la sceneggiatura (di Comencini e Marcello Fondato) non sa bene che pesci pigliare. Forse si tenta di costruire una figura di donna spregiudicata e dominatrice, che riesce a mettere nel sacco tutti e soprattutto a tenere gli uomini a guinzaglio. Il personaggio della Spaak è una specie di proto-femminista, di quelle che vogliono la vendetta delle donne, o semplicemente di quelle che fanno quello che vogliono. Non è una donna moderna e indipendente, è solo una furfantella. Il tutto però è molto sfocato e non si capisce dove si voglia andare a parare. Difficilmente, poi, la si può trovare simpatica, o condividere il suo comportamento. Se dunque l'intento era auspicare una rivalsa della donna sull'uomo, con l'invertimento delle posizioni, l'obiettivo è stato mancato. Se lei è bugiarda e sbarazzina, e gli uomini sono dei cagnolini ai suoi piedi, di chi si potrà prendere le parti? Insomma, è un film banale, superficiale e confuso. Comencini ha fatto molto, molto di meglio.
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