Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Un uomo, finito in galera per un’insignificante truffa subito smascherata, rimane coinvolto nell’evasione di tre loschi figuri; tutta la vicenda è da lui raccontata (con linguaggio pretenzioso, ma con tono da burino) in una divertentissima lettera scritta all’avvocato per discolparsi. Piccola epopea di poveracci rimasti fermi all’Italia pre-boom (non a caso, quando escono, rimangono stupiti del traffico), che all’inizio si fanno la guerra e piano piano scoprono il valore della solidarietà. Sullo sfondo ci sono le loro aspirazioni a una minuscola rispettabilità borghese: Volonté rinuncia al progettato delitto d’onore e decide di riprendersi la fidanzata; Manfredi ricorda in un breve e luminoso flashback il giorno felice del suo matrimonio, che ora sembra così lontano; la Moriconi, rabbiosa Penelope proletaria, non si fa scrupoli nel progettare la sua modesta riscossa sociale. Il remake di Mazzacurati, per quanto intelligente nell’aggiornare certi elementi all’Italia di oggi (le varie nazionalità degli evasi, la maggiore raffinatezza della truffa ideata dal protagonista, i sogni televisivi di sua moglie), resta nettamente al di sotto dell’originale.
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