Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
La società borghese spogliata (letteralmente e metaforicamente) della sua patina di perbenismo e messa alla berlina da un irriverente Alberto Lattuada. Un film che merita di essere rivalutato.
Scandaloso e feroce ritratto borghese che in mano a un altro regista probabilmente avrebbe sollevato critiche più aspre e rumorose. Invece, cercando in rete, non ho trovato nulla di paragonabile a Ultimo tango a Parigi, che al confronto è uno dei filmetti pecorecci della Fenech. In questa pellicola di Lattuada, interpretata da un ottimo Proietti ben spalleggiato da Irene Papas e dall'esordiente Therese Ann Savoy, c'è di che far tremare le gambe a qualsiasi bigotto. Il protagonista, dopo aver impalmato la contessa Spina e la sua domestica, punta l'occhio direttamente sulla figlia della nobildonna e qui comincia la parte scandalosa. La giovane Clotilde nella pellicola ha appena 16 anni (e nella realtà è poco più che minorenne), in più è affetta da un evidente ritardo mentale, da manie ninfomani ed è incontinente. Quando, durante una festa, alzerà la gonna per mostrare il suo corpo, tutti tenderanno a distogliere lo sguardo, mostrando la patina di perbenismo che presto sarà destinata a cadere. Il rapimento della stessa ad opera dell'avvocato Mazzacolli la renderà oggetto di atti sessuali, un tentativo di stupro e, per non farsi mancare nulla, persino inquietanti manifestazioni coprofile.
Non è una pellicola a tinte pornografiche sebbene la sessualità venga mostrata in maniera abbastanza esplicita, è uno spaccato graffiante della società che non ne risparmia le più sordide pulsioni. C'è anche qualche momento dal retrogusto comico, Gigi Proietti resta un attore capace di tutto e lo dimostra ottimamente.
Da rivalutare, meritava giudizi più gratificanti.
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