Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Un intelligente film provocatorio. Il ’68 ha portato effetti benefici (oltre ad altri meno benefici), se si considerano opere d’arte come questa: infatti qui la contestazione è serrata e assolutamente realistica contro l’educazione bigotta della provincia italiana. Da lombardo posso garantire la verosimiglianza di luoghi, situazioni, caratteri.
Al pubblico femminile può anche urtare questa pellicola. Ma essa non è un inno al maschilismo, come potrebbe peraltro essere fraintesa, dato che effettivamente le donne sono prone al servizio di un uomo che le usa, e implicitamente le umilia. Qui c’è una denuncia della maleducazione cattolica: tutte le tre sorelle, represse sessualmente e sotto ogni punto di vista, non possono fare altro che voler uscire da questa situazione di cattività. Ma, essendo state torturate in precedenza dall’erronea, in quanto eccessiva, ossessione del peccato (peccato che è stato fatto ricondurre integralmente a quello carnale), non possono poi che volerne uscire in modi insicuri, con eccessi di segno opposto. Proprio perché educate alla psicopatologia, non possono che restarne dentro anche quando cercano alternative ad essa.
Tecnicamente il film è squisito; evidentemente lo sarà anche il romanzo (che non ho letto) da cui è tratto, di Chiara che è tra i curatori della sceneggiatura. Tognazzi è strepitoso, in un ruolo che pare proprio tagliato sui misura per lui: quello del borghese laido e amorale, il tipo squallido alla Moravia, insomma.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta