Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Se c'è uno scrittore che meglio di ogni altro ha saputo dare forma letteraria allo spirito della provincia italiana, quello è stato Piero Chiara. Nato a Luino, sulle sponde del lago Maggiore, nel 1913, Chiara (che è morto a Varese nel 1986) ha raccontato la vita della provincia che lui conosceva, quella della zona del Verbano, ma chi legge le sue pagine non potrà non trovare descrizioni di situazioni e personaggi che si possono adattare a ogni cittadina della provincia.
Un mondo colorito e per nulla piatto perché, e di questo ne sono personalmente convinto essendo uomo di provincia ma avendo vissuto un paio di anni per lavoro in una metropoli, la piccola realtà presenta una tale varietà di aspetti e sfaccettature che la vita in una grande città ignora del tutto.
Chiara è sottilmente ironico nel suo stile, possiede quell'umorismo profondamente venato di malinconia che è forse la caratteristica più definita dell'umanità che vive lontana dai frenetici ritmi metropolitani.
Il pettegolezzo, le serate al bar con gli amici a giocarsi il caffé o il quartino a carte o a biliardo, gli sguardi lanciati alle bellezze locali, i ritmi sonnolenti che nascondono passioni e intrighi, tutto questo è nella vita ed è ben narrato nei romanzi e nei racconti di Piero Chiara.
Venga a prendere il caffé da noi, tratto dal suo romanzo La spartizione, ha l'indiscutibile merito di rispettare l'essenza della scrittura dello scrittore luinese e dare forma sul grande schermo al suo immaginario, merito che va ascritto ovviamente al regista Alberto Lattuada.
La vicenda di Emeranziano Paronzini (uno straordinario Ugo Tognazzi in splendida forma) è embematica di tutto quanto sopra esposto. Funzionario del Ministero delle Finanze e reduce della guerra greco-albanese (che rievoca durante una cena in famiglia in quella che, partendo da un episodio drammatico, si rivela invece come una delle scene più esilaranti del film) decide che è giunto il momento di accasarsi.
Cogliendo il pretesto di una pratica legata alla eredità del padre entra in contatto con le sorelle Tettamanzi, tre zitelle vissute all'ombra del genitore che le ha lasciate eredi di una piccola fortuna, e comincia a frequentarle fino a far cadere la sua scelta su Fortunata (Angela Goodwin) ovvero quella che pare più si presti alla sua ambizione di un matrimonio che gli garantisca ogni comodità.
Tutto è calcolo per il ragionier Paronzini, non vi è nulla di romantico nel corteggiamento e la dichiarazione d'amore (si per dire, sembra più una riunione dal commercialista....) viene fatta in una cantina sotto una sentimentale corona....... di salami messi a stagionare.
Emerenziano non è bello, la guerra lo ha lasciato pure claudicante, ha dei modi alquanto bizzarri e non è certo un modello di bon ton, eppure è sicuro di ogni sua mossa ed è questo forse ad affascinare le tre sorelle. La più piccola, Camilla (Milena Vukotic), si innamora di lui come una ragazzina mentre la più risoluta e monumentale – fisicamente - Tersilla (Francesca Romana Coluzzi) lo preferisce al decisamente più aitante Paolino (Jean Jacques Fourgeaud), il quale inutilmente metterà su una messinscena al fine di farsi sorprendere in atteggiamenti erotici con la stangona di casa Tettamanzi dal parroco, al fine di convolare a nozze riparatrici della morale e soprattutto delle sue dissestate finanze.
Emerenziano sposa Fortunata che tornerà dal viaggio di nozze “vaginalmente infiammata” e a riposo forzoso, occasione grazie alla quale il nostro protagonista trasformerà casa Tettamanzi nel suo harem personale, fino a tentare di concupire la giovane cameriera, mossa che gli regalerà un bel coccolone e lo spedirà su una sedia a rotelle.
Eppure la scena finale ce lo mostra amorevolmente accudito dalla tre sorelle come, appunto, un pascià nel suo harem.
Cast di grande qualità e interpretati ben calati nei rispettivi ruoli. Da ricordare un cameo dello scrittore (che è anche co-sceneggiatore) nella parte del Pozzi, amico di biliardate e consigliere di Paolino.
Emerenziano Paronzini (Ugo Tognazzi) : "Come dice il Mantegazza, alla mia età ho bisogno delle tre c: caldo, coccole e cibo"
Emerenziano alle tre sorelle durante la cena che precede il suo "incidente" : "Però anche voi, che cambiamento: sembrate tre puttane!"
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