Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Lattuada in quel periodo licenziava una pellicola all'anno, con risultati altalenanti; L'imprevisto non è nè un successo e neppure uno scivolone: è piuttosto un bel film senza mordente. Difficile spiegare cosa esattamente non vada in una pellicola diretta con professionalità (ma forse poca personalità), scritta decisamente bene e con interpreti di sicuro valore come Tomas Milian, Anouk Aimèe e Raymond Pellegrin. In sceneggiatura, da un soggetto di Eduardo Anton, vengono impiegati nomi del calibro di Ennio De Concini, Noel Calef (autore del romanzo da cui Malle trasse Ascensore per il patibolo: un perfetto congegno noir), il fido (per Lattuada) Aldo Buzzi, Claude Brulè (già col regista per il precedente I dolci inganni) e chiaramente lo stesso Lattuada, quasi sempre anche scrittore nei suoi film. Forse la tensione psicologica fra marito e moglie (Milian/Aimèe) poteva essere delineata in maniera più profonda, anche perchè il nodo centrale della storia è proprio qui che risiede; apprezzabile la colonna sonora di Piero Piccioni, cupa come la fotografia di Roberto Gerardi ed Ennio Guarnieri; che si tratti di una co-produzione italofrancese si intuisce dai cognomi del cast: ed è una sinergia che certamente poteva realizzare qualcosa di più. Finale (eccessivamente?) tragico con sottotesto protofemminista (l'avidità maschile contrapposta alla sensibilità femminile). 5/10.
Un professore di inglese rapisce un neonato a scopo di riscatto; fa credere che sia suo figlio, ma la moglie, che non può avere figli, si affeziona troppo al piccolo.
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