Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Una lettera anonima informa che una novizia sta per pronunciare i voti senza avere nessuna vocazione: un sacerdote indaga su incarico del vescovo, e viene fuori tutto il marciume fino allora tenuto accuratamente nascosto. Lattuada racconta un’altra suora per caso dopo Anna, ma la storia è molto diversa. All’inizio sembra il tipico dramma di una monacazione forzata; poi i flashback mostrano una ragazza cinica e manipolatrice, ben decisa a conservare con ogni mezzo il patrimonio di famiglia che una madre irresponsabile sta portando alla rovina. Mi trovo sempre a disagio davanti a un film dove non c’è un personaggio con cui potersi identificare, e qui non si salva proprio nessuno: neanche Massimo Girotti, troppo rigido nella sua perfezione. Finale giudiziario un po’ frettoloso, ma la secchezza era certamente voluta. Il romanzo di Piovene ha una forma epistolare; nel film il titolo è meno giustificato, perché di fatto le lettere si riducono a due: quella che innesca la vicenda e quella che la protagonista scrive verso la fine, per spargere l’ennesima calunnia.
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