Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Melodramma, noir o giallo che sia, questo solido film di Lattuada, partendo dalla fine, si destreggia tra pulsioni censurabili e ataviche, lambisce l'incestuosità, accarezza il terribile e gelido pendio della gelosia e dell'invidia, condanna e sfiora la vacuità di una certa classe sociale, affronta il tema della sostanziale materialità dei rapporti umani. Siano essi d'amore, d'amicizia, di affetto filiale e materno, sono ineluttabilmente ricondotti a un negato eppure innegabile egoismo. Rita utilizza il prossimo unicamente per fini personali, per assolvere e soddisfare i propri capricci, cede alla violenza, che esplode e si sublima in due colpi di fucila rinnega, ma non c'è pentimento in lei, né ci sarà. Il pessimismo prevale, se vogliamo quello della clausura risulta essere un pretesto per dipingere un quadro differente.
Eccellente, e Pascale Petit è splendida, con e senza abito da novizia. Ultima scena ambigua e inquietante.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta