Regia di Terrence Malick vedi scheda film
A sette anni di distanza dal precedente "La sottile linea rossa", Malick si sposta in Virgnia per girare un film dedicato alla figura di Pocahontas. Sì, perché questa è una dedica, ma molto particolare.
La storia ci insegna che, molto probabilmente, la giovane nativa americana divenne celebre a Londra, città per la quale dovette partire con il suo marito John Rolfe, per essere stata d'aiuto agli uomini che fondarono, nelle sue terre native, una colonia. L'omaggio di Malick, però, non è per il suo contributo che la rese famosa, o, almeno, non solo per quello.
Il regista texano ne esalta la figura, dipingendola come una donna pura, innamorata della natura che la circonda e, soprattutto dell'uomo che, per la prima volta, le rapì il cuore: John Smith.
In pieno stile "malickiano" (potremmo definirlo un genere), i punti di maggiore forza della pellicola sono gli squarci di natura accompagnati dalle voci fuori campo dei personaggi che caratterizzano la storia (Pocahontas, John Smith e John Rolfe). La trama, come sempre, non è altro che un espediente per raccontarci qualcosa di molto più profondo e, questa volta, il principio fondante è il rapporto che lega indelebilmente l'uomo con la natura. Non a caso il capitano Smith ricorda continuamente il suo periodo trascorso nella tribù indigena (tra la natura e al fianco della donna che amava) come un sogno; un sogno dal quale, però, dovrà inevitabilmente scappare.
È il quarto lavoro del regista in più di trent'anni di carriera cinematografica: è poco? Non so, ma se i suoi film sono destinati a mantenere la qualità di questo e dei suoi precedenti non ho veramente nulla di cui potermi lamentare.
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