Regia di Terrence Malick vedi scheda film
"The New World" è immagine, è silenzio, è accompagnamento musicale, è rumori di fondo, è montaggio. E' cinema puro. Se in "La Sottile Linea Rossa" l'effetto emotivo e visivo delle ellissi di Malick erano un piacere cinematografico ben accolto, in molti dicono che qui invece il regista culto de "La Rabbia Giovane" abbia giocato solo di maniera. Eppure proprio grazie al suo film abbiamo la possibilità di vedere un film "altro", concepito diversamente dal resto del panorama commerciale. Dialoghi e pensieri diegetici, montati extradiegeticamente; molte sequenze montate senza soluzioni di continuità, quasi tutto il film. Un piacere pe gli occhi, per il cuore e per lo spirito. Volutamente eliminato il nome ingombrante e vizioso di Pocahontas, la bellissima protagonista del film, Q'Orianka Kilcher, la storia prende i caratteri della vicenda universale. Di un mondo primitivo che è in ognuno di noi, come il West di Sergio Leone. Un luogo dell'anima che interroga la principessa indiana, e interroga noi spettatori su dove vogliamo andare, navigare e sbarcare nella nostra vita. Come se la realtà non fosse altro che una delle tante percezioni di una Vita Vera che non è quella che davvero percepiamo, Terrence Malick ci porta, penetrando in punta di piedi, in una dimensione quasi onirica, che ci permette di vivere più di due ore fuori dal mondo corrotto, e dentro a quel brodo primordiale che ci ha generato.
In più si avvale di un buon cast e di alcune idee visive-narrative, come il campo devastato dalle malattie e dalla fame, che sono piccole storie all'interno di una storia maggiore. Quasi vicino ai caratteri dell'horror, quella parentesi di desolazione e di dolore diventa il paradigma con cui interpretare la vita selvatica, un paradiso perduto, che possiamo rintracciare in ognuno di noi grazie ad una operazione simile alla new age che Malick rincorre da sempre nei suoi film.
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