Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Sarebbe un errore considerare The New World un semplice film d’avventura, perché Malick riempie di contenuti assai più profondi e rimandi evidenti, la struttura da film di genere. Quest’opera è un inno all’amore impossibile con echi shakespeariani, un inno al senso di perdita e colpa che cova indicibile nella cultura e nella psicologia dell’America passata e presente, una celebrazione di ciò che doveva essere l’America per i suoi padri fondatori. Una terra in cui ognuno potesse godere dei frutti della propria fatica, lavoro e virtù; una terra in cui parole come invidia, arroganza, sopraffazione non avrebbero dovuto trovare ospitalità; una terra in cui vivere in pace nel rispetto delle reciproche individualità all’interno di una comunità, come tanti fili d’erba di whitmaniana memoria.
Ma i rimandi profondi che Malick semina in questo suo sentiero di conoscenza, storica e psicologica, sono anche altri. Primo e più facile tra tutti il 'Cuore di tenebra'' di Joseph Conrad. In realtà questo The New World può essere visto come una libera trasposizione del romanzo di Conrad, o almeno del suo spirito se non del suo mito. Un viaggio verso l’ignoto, dentro se stessi alla ricerca della propria autodeterminazione come uomo, individuo, essere. “Io vivo, quindi sono.” La risalita del fiume Chickahominy da parte del capitano Smith, ci fa correre la mente ad un altro viaggio per fiume da parte del Capitano Willard (Martin Sheen) a caccia del demone abitante nella giungla cambogiana Colonnello Kurtz (Marlon Brando) nel capolavoro di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now. Le assonanze linguistiche, filosofiche ed estetiche sono così evidenti da non sembrare per nulla casuali ed un filo rosso continua a scorrere e legare esperienze ed autori poi non così diversi tra loro.
The New World non è un film per tutti, diciamolo a scanso di equivoci. Bisogna essere disposti a lasciarsi contaminare dal ritmo placido di Malick come quello dell’acqua che scorre lenta lungo il fiume; dai dialoghi rarefatti come frammenti di un discorso amoroso; da recitazioni volutamente giocate su sottotoni, sui non detti, sui congelamenti espressivi che la macchina da presa in intensi primi piani e dettagli esalta e decifra. Bisogna essere disposti ad aspettare che la materia filmica contagi le nostre percezioni; bisogna essere disposti a svestirsi delle nostre abitudini visive e linguistiche per riscoprire il piacere della lentezza e della riflessione. Esempio di cinema “altro”, di visione alternativa che pone le sue basi su una poetica originale, individuale e di conseguenza da preservare, comunque la si pensi, comunque lo si giudichi.
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