Regia di Steno vedi scheda film
Una pellicola casereccia, su una povera Italia col cuore a pezzi e la testa nel pallone, reduce da una guerra il cui ricordo si è perso, ormai, in quella congerie di espedienti e meschinità che quotidianamente si riversa nelle aule della pretura. La miseria ridimensiona anche la portata del male, riducendo trasgressione e peccato a squallide marachelle e scandali da quattro soldi, in cui si coglie solo l’infinita tristezza di una nazione di piccoli individualisti, abili nell’arrangiarsi, ma di vedute strette e privi di ogni senso civico. Purtroppo, in questo film, il tenore della critica sociale non sa elevarsi al di sopra del contesto che intende prendere di mira: lo stile di Steno è infatti modellato sull’avanspettacolo, su un registro recitativo grossolano e del tutto incurante della necessità di caratterizzare i personaggi. L’inserimento, un po’ forzato, di elementi di commedia all’italiana, costruiti intorno alle icone di Peppino de Filippo, Walter Chiari e Alberto Sordi, non basta a riscattare un’opera che, nell’insieme, appare sbiadita ed incoerente, come un raffazzonato patchwork di scampoli di stoffa usata.
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