Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
"Devi" è una bella rappresentazione dell'India profonda durante la dominazione inglese, divisa tra chi si attiene alla tradizione religiosa e superstiziosa delle dee personificate e delle guarigioni miracolose e chi tenta, rispettosamente, di introdurre nella cultura indiana, esteriormente anglicizzata, ma profondamente tradizionalista, elementi di modernità. Questa parabola, già di per sé interessante, è raccontata con tempi lenti ma fluenti dal maggior regista indiano di tutti i tempi, anche grazie a una magistrale direzione degli attori, tutti molto bravi e consoni alla parte, fra i quali spicca una bravissima e giovane (all'epoca del film aveva quattordici anni) Sharmila Tagore, bisnipote del celeberrimo poeta Rabindranath Tagore.
Un ricco proprietario terriero, sacerdote induista, sogna che la giovane nuora sia la reincarnazione della dea Kali e la mette sull'altare. Il marito della ragazza, che studia in Inghilterra ed è imbevuto di cultura moderna, tenta di convincerla che si tratta di una superstizione, ma la giovane resta sull'altare, convinta anche dal presunto compimento di un miracolo. Quando un secondo miracolo non avviene, la ragazza impazzisce.
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