Regia di Aleksandr Proshkin vedi scheda film
Perestrojka kino, direi, se sapessi il russo. Ma non lo so, anche se questo è comunque uno dei più rappresentativi film del cinema dell'epoca della perestrojka gorbacioviana. Ambientato nell'estate dell'anno che aveva visto la morte del piccolo padre Stalin, quando i russi si trovarono spaesati, non riuscendo più a capire se Berija era l'erede naturale del defunto leader oppure un nemico del popolo. La questione non era priva di conseguenze, in un paese nel quale si doveva stare ben attenti a quanto si diceva. La storia del film è ambientata in un villaggetto periferico dove vive poca gente, compreso un paio di esiliati politici, due nemici del popolo, uno dei quali confinato per il semplice fatto di essere stato prigioniero dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Al villaggio arriva una pericolosa banda di delinquenti comuni, amnistiati dopo la morte di Stalin (guarda caso, i delinquenti comuni sì, ma i "politici" no), che prendono in ostaggio le autorità e spadroneggiano ammazzando e rubando. Ovviamente gli inetti funzionari del governo non sanno come opporsi (significativo l'episodio del patetico vecchietto in uniforme che detta gli ordini con il megafono), se non fosse per il provvidenziale intervento dei due prigionieri politici. Sono ovvi i riferimenti all'attualità politica (quella del 1987) con l'epoca di Breznev che si chiudeva in favore di quella di Gorbaciov, con la critica, che proprio grazie a Gorbaciov ora si poteva fare, a una burocrazia inefficiente e alla crudeltà delle condanne per coloro che manifestavano anche un blando dissenso politico o un'indebita autonomia di pensiero.
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