Regia di Claude Sautet vedi scheda film
Quando penso al cinema francese, mi vengono in mente i film recenti come “Quasi Amici” o magari le performance da grande attore di commedia di Dany Boom o Kad Merad (protagonisti, tra l’altro, di “Giù al nord” da cui si è preso spunto per “Benvenuti al sud “il film con Bisio e Siani tra gli altri) ma anche film come “Chocolat” che è ambientato in Francia pur non essendo una produzione francese
Ma ho deciso di tornare indietro negli anni per fermarmi al 1970. Bisogna dire, che ci deve essere qualcosa che mi attira in quell’epoca cinematografica, perché pur essendo nato io un po’ dopo (non poi così tanto però), spesso mi ritrovo a rivivere attraverso le pellicole quegli anni.
Il film in questione è “L’Amante” di Claude Sautet con Michel Piccoli, Romy Schneider e Lea Massari.
Il film è tratto dal romanzo “Le choses de la vie” di Paul Guimard, effettivamente questo sarebbe stato un titolo più corretto, ma invece in Italia abbiamo voluto virare su un più banale “L’amante” che rischiava solo di travisare il significato della pellicola.
Ci tengo a precisare che la produzione è francese, Svizzera e italiana, ma il profumo di cinema transalpino è inebriante in questa pellicola.
E’ la storia di una “liaison a trois” ma senza eccessi fisici o fotografici: è probabilmente un film che calza a pennello alla Schneider che fatica e faticherà tutta la vita a togliersi da dosso l’immagine della dolce Sissi.
Una pellicola che trova spunto nei vecchi drammi romantici degli anni passati e forse, anche se sembra arrivare un po’ in ritardo, è la degna conclusione di quel periodo.
Tutti gli interpreti sono straordinari, ma la regia in questo film ha la meglio, con tocchi incredibili e giochi di luci, di colori che da soli spiegano la storia. Se per il titolo italiano, la protagonista sembra l’amante cioè “Romy Schneider” in verità a farla da protagonista è Michel Piccoli e la sua vita, confusa, ribelle, libera ma anche molto legata alle regole di buon costume.
Nella storia lui, alla fine scrive una lettera all’amante per lasciarla, ma un’incidente non li permetterà di consegnarla.
La scena dell’incidente è memorabile, forse tra le più belle scene del cinema, perfetta da ogni punto di vista, e mentre Michel Piccoli sta morendo, il regista ti porta nel suo ultimo viaggio tra ricordi e recriminazioni.
La bellezza di Romy oscura un po’ la prova sublime della Massari, che però è indispensabile per la riuscita della pellicola, nei toni e nei modi che l’attrice romana sa portare.
Tutto il film è un insieme di sguardi, di speranza, di convinzioni, di voglia di vivere, sublimata da quella conclusiva corsa verso l’ospedale di Hélène (Romy Schneider) che ti porta con lei insieme alla sua sofferenza. L’arrivo al nosocomio e quella lettera d’addio strappata dalla moglie. Una conclusione amara ma allo stesso tempo esplosiva.
È un film assolutamente da vedere e da amare come sono da amare i viaggi onirici di Helene (Romy Schneider) che tali resteranno, e li nella commozione più totale ti viene da abbracciarla per farle sentire meno quella solitudine che tanto emana il suo cuore.
Ps: su YouTube c’è il video della canzone “Chanson de Hélène” che si sente quando appunto l’amante sogna il futuro con il suo amato. È cantata proprio da Romy, andate ad ascoltarla perché è magnifica.
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