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Tras el cristal

Regia di Agustí Villaronga vedi scheda film

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La recensione su Tras el cristal

di bradipo68
8 stelle

Klaus,nazista pedofilo con tendenze omosessuali alla fine della Seconda Guerra Mondiale cerca di suicidarsi  buttandosi dal tetto della sua villa ma tutto quello che ottiene da questo tentativo è la permanenza vita natural durante in un polmone d'acciaio perchè non più in grado di respirare da solo,accudito di malavoglia  dalla moglie Griselda e dalla figlia Rena.Sono nascosti in un villa per sfuggire ai tribunali in caccia di nazisti.Un giorno si presenta alla loro casa Angelo che conosce cose del passato di Kluas e si offre di fargli da infermiere.Accettato con riluttanza in casa,Angelo all'inizio sembra accudire Klaus ma poi svela il suo reale piano di tremenda vendetta.Da qui una spirale di morte,di abiezione morale e di progressivo scivolamento nella follia pura.Il film dell'esordiente nel lungometraggio Agustì Villaronga è un film di indubbia eleganza formale che non lesina colpi bassi accanto a più profonde suggestioni.L'orrore è più evocato che mostrato ma in questo modo se ne aumenta a dismisura l'efficacia.Se non ci pensasse la cinepresa a lasciare fuori campo alcune tra le scene più violente(fisicamente ma soprattutto emotivamente perchè quando si vedono sevizie,pura finzione cinematografica sia ben inteso,su bambini scatta una sorta di processo di identificazione in cui si pensa ai propri di figli) sicuramente ci si volterebbe dall'altra parte.Angelo addirittura porta ragazzini al pedofilo oramai ridotto a larva umana e li sevizia davanti a lui.Oltre all'orrore del male perpetrato su un altro essere umano,bambino e quindi indifeso,c'è dell'altro che scatena  il disgusto da parte dello spettatore.Si vede che Klaus, nonostante a parole supplichi Angelo di liberare i piccoli prigionieri,abbia ancora in sè i germi del sadismo pedofilo che ha animato i suoi giorni quando era libero dal respiratore automatico.Quello che leggiamo nei suoi occhi quando Augusto fa spogliare i bambini è come un fremito di piacere e questo scatena il moto di indignazione verso un uomo prigioniero a vita in una cassa di metallo non permettendo di provare per lui un minimo di umana compassione.La casa di Klaus con i suoi colori freddi,col buio che la attanaglia è molto più spettrale e orrorifica di qualsiasi casa infestata da fantasmi a buon mercato.Angelo ricostruisce delle trincee attorno a Klaus quasi a ricordargli il suo passato,la sua follia progressivamente lo porta sempre più ad identificarsi con Klaus fino a un finale che è meglio non svelare ma che forse appare il più "semplice" tra tutti quelli che si potevano prospettare.VIllaronga rilegge l'eterno conflitto tra boia e carnefice,il ribaltamento dei ruoli,la sete insopprimibile di vendetta creando un atmosfera ansiogena senza l'ausilio di alcun effetto speciale.La sua cinepresa si avvicina pericolosamente a filmare il non filmabile eppure l'incandescenza e la scabrosità della materia narrativa arrivano a stridere(volutamente) con uno stile elegante,raffinato che sembra fatto apposta per nascondere più che mostrare.Ma il film sarebbe molto meno coinvolgente se l'orrore fosse esplicito,se la violenza fisica ed emotiva fossero drammaticamente esibite.In questo modo invece Tras el cristal si dimostra un film gelido decisamente poco adatto agli impressionabili .Pur mostrando poco o nulla...

Su Agustí Villaronga

un ottimo esordio nel lungometraggio

Su Günter Meisner

un Klaus molto efficace

Su David Sust

bravissimo nel ruolo di Angelo

Su Marisa Paredes

la sua partecipazione dura poco

Su Gisèle Echevarría

non male

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