Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Dopo "I sette samurai" (1954), Kurosawa realizza un film su una delle tematiche cruciali del cinema degli anni cinquanta e sessanta, quella della paura della bomba atomica. Nessun popolo ha più diritto di quello giapponese di avere paura della bomba atomica e il tema è pregnante per Kurosawa e d'attualità per tutto il mondo. Un film che nasce da queste premesse sarebbe potuto essere un capolavoro. E invece "Ikimono no kiroku" non lo è. Secondo me soprattutto per due motivi. Primo perché sarebbe stato necessario un sovrappiù di satira per affrontare un argomento così drammatico, secondo un'operazione che sarebbe riuscita quasi alla perfezione, una decina d'anni più tardi, a Stanley Kubrick con "Il dottor Stranamore". Secondo perché è sbagliata la scelta dell'attore protagonista. Il pur bravissimo Toshiro Mifune, trentacinquenne, era troppo giovane per interpretare, per tutta la durata del film, un ultrasettantenne. Per questi due motivi, purtroppo le scene madri risultano di un impasto di patetico perfino eccessivo, che viene messo in scena da un attore costretto a troppe smorfie per essere credibile. E, alla fine di tutto, il rovello del protagonista ("io non ho paura della bomba atomica, ma rifiuto di essere ucciso dalla bomba atomica!") non riusciamo a sentirlo nostro.
Un anziano industriale di condizioni agiate decide di andare a vivere in Brasile per evitare il rischio di essere ucciso dalla bomba atomica o dalla bomba all'idrogeno. Per realizzare il suo progetto deve però vendere la propria fonderia e quindi lasciare senza lavoro l'intera sua famiglia. Questa fa causa al vecchio per farlo interdire. Un dentista che funge anche da mediatore nelle cause familiari resta colpito dai discorsi dell'anziano industriale e si pone delle domande.
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