Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Durante la guerra, in una fabbrica di strumenti ottici per uso militare il direttore decide di incrementare la produttività del 100% per gli uomini e del 50% per le donne; ma queste ultime chiedono di elevare il proprio obiettivo almeno fino al 70%, facendo sforzi immani per non rallentare i ritmi di lavoro. Guardare oggi un film giapponese di propaganda bellica, ancorché firmato Kurosawa, è un’esperienza surreale: un po’ come guardare un film di Fantozzi dal punto di vista del Mega Direttore. C’è qualcosa di disumano nell’impegno delle operaie, che nascondono malattie e infortuni pur di non essere messe a riposo, e soprattutto della caposquadra Watanabe, che non si assenta neanche per la morte della madre e resta alzata fino a notte fonda per individuare un pezzo difettoso ed evitare che venga montato su un’arma. L’impressione straniante è accentuata dai momenti di svago delle ragazze, occupati unicamente dalle prove della banda musicale e da partite di pallavolo nel cortile (sembra che non esista un mondo al di fuori della fabbrica); e su tutto incombono i grafici che con i loro zig zag scandiscono gli alti e bassi della produzione. Comunque il regista deve essere stato impressionato dall’interpretazione della protagonista, visto che poi l’ha sposata.
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