Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
"Sugata Sanshiro" (cognome e nome del protagonista), rititolato in qualche versione Judo Saga (la saga del judo), è il primo lungometraggio di piena paternità kurosawiana. E, entro i limiti del film di lotta, il regista dimostra già una maturità tecnica e artistica che sorprende. Il film ebbe guai con la censura perché, in tempo di guerra, non era abbastanza nazionalista. Il protagonista, infatti, è un allievo del maestro di judo Shogoro Yano, che nella seconda metà dell'ottocento fa prevalere in Giappone il judo a discapito degli altri metodi di lotta. La particolarità del judo (termine che in lingua giapponese significa "la via della flessibilità") consiste nello sfruttare la forza dell'avversario per metterlo fuori combattimento: ecco perché la mossa di judo più nota è quella che consente di fare lo sgambetto all'avversario, facendolo ribaltare oltre la propria schiena. Ovviamente - e Kurosawa ce lo mostra - il judo è più che uno sport: è una filosofia di vita e, come diceva il suo "inventore" Jigoro Kano "un'arte e una scienza". E Sanshiro Sugata si mostra spesso dispiaciuto per l'avversario dopo averlo battuto. Da qui le accuse di scarso nazionalismo e i problemi con la censura di regime, che furono superate soltanto grazie al più grande regista giapponese dell'epoca, Yasujiro Ozu, che spese parole d'elogio per il giovane collega. Sanshiro, giovane esuberante e devoto della nuova disciplina, segue il caposcuola Yano, ma, pur dimostrando talento e combattività, non ne comprende l'insegnamento filosofico, tanto che il maestro lo lascia per una notte intera a mollo nello stagno vicino alla scuola. Durante quest'esperienza ascetica, Sanshiro comprende il valore della meditazione e si rivela l'allievo più brillante di Yano. Scelto per combattere contro Murai, il maestro della scuola avversaria, della cui figlia s'è innamorato, Sanshiro vince la sfida dimostrativa ed ottiene la mano della ragazza. Ma l'orgoglioso Higaki, allievo di Murai, sfida Sanshiro ad una sfida mortale che si svolge su una collina durante una notte di tempesta. Grazie alla concentrazione e alla resistenza imparate durante il periodo dell'apprendistato, Sanshiro riuscirà a sbarazzarsi anche di quest'ultimo avversario. Pur essendo l'opera prima del regista, e scontando in quanto tale alcuni difetti d'ingenuità e di superficialità, si resta stupiti dalla straordinaria vitalità e dalla dinamicità dell'insieme, ottenute grazie a un montaggio che sa trarre profitto dalla lezione dei maestri del cinema sovietico (in particolare Ejsenstein e Dovzenko), capace di far vibrare l'anima della natura, come dimostra la sequenza eccezionale dell'ultimo combattimento. "Sugata Sanshiro" è comunque una favola, che dovette il suo successo (Fujita diventò una star del cinema giapponese) anche a tocchi di umorismo, sottolineati dai ralenty. Il successo fu, appunto, talmente grande che Kurosawa dovette girare nel 1945 (l'anno della tragedia per il Giappone) un "Sugata Sanshiro parte seconda".
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