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Sugata Sanshiro

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Sugata Sanshiro

di cantautoredelnulla
8 stelle

Opera prima di Kurosawa, questo film mi ha davvero entusiasmato per vari aspetti. Il primo è la semplicità con cui il film è stato girato. Tutto è essenziale, la storia semplice, ma con una morale davvero importante. Il secondo motivo è per il messaggio che emerge, prima di tutto sulle arti marziali e il loro rapporto con l'uomo. Quel concetto che il Judo porta con sé nel proprio nome, ju (cedevolezza) e do (principio) che può essere interpretato come via della cedevolezza, indica esattamente il travalicare dell'arte marziale in uno stile di vita, in un principio filosofico. Il film di Kurosawa, dal mio punto di vista, riesce con semplicità a far comprendere quale sia la differenza tra un'arte fine a se stessa e un'arte vissuta come modello di vita. E' esattamente la differenza che il maestro Shogoro Yano evidenzia a Sanshiro: "la tua tecnica è probabilmente migliore della mia, ma tra la mia tecnica e la tua c'è la stessa differenza che esiste tra il cielo e la terra". Questa frase ha un effetto incredibile e smaschera il limite di quella scuola di pensiero che cercava nell'arte marziale più uno strumento di offesa che uno stile di vita. E Sanshiro comprende il proprio limite obbedendo sottomesso al proprio maestro e rimanendo nell'acqua fermo immobile aggrappato a un palo che, come gli fa notare il bonzo, non è solo un palo: è la sua vita. Questo è il primo episodio che illumina e fa crescere Sanshiro spiritualmente, facendogli conoscere il vero se stesso. L'abilità di Kurosawa è quella di rendere partecipe di questa crescita lo spettatore facendogli percepire la possibilità di cambiare se stessi per diventare parte della volontà della Natura scegliendo il proprio destino e affermando la propria essenza, non senza aver raggiunto prima la conoscenza del sé. E il Judo è visto come uno strumento atto a questo scopo. Il film ebbe molto successo in Giappone, uscito durante la seconda guerra mondiale, in un periodo in cui la censura costringeva gli autori nella realizzazione di film di propaganda. La differenza di Kurosawa, però, sta proprio nella sua ricerca spirituale e nell'aspetto assolutamente intimista del suo protagonista che si eleva a eroe, ma soprattutto a uomo che lotta con le proprie debolezze cercando la verità e la comprensione della propria essenza. Il film subì moltissimi tagli che dopo la fine della guerra non fu possibile recuperare perché andati perduti. Una curiosità legata al film è che l'attore protagonista Susumu Fujita, malgrado dovesse proprio a questo film e al suo seguito l'affermazione della propria carriera, rimproverò sempre a Kurosawa il fatto di avergli fatto passare davvero molto tempo nello stagno attaccato al palo facendogli prendere troppo freddo.

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