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Il giorno della civetta

Regia di Damiano Damiani vedi scheda film

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La recensione su Il giorno della civetta

di Baliverna
9 stelle

Uno dei più bei film sulla mafia, credo. Damiani riesce a mettere a fuoco i meccanismi mafiosi con incisività e intelligenza, e ci fa vedere come la macchina del malaffare e degli omicidi lavora implacabile. Allo stesso modo, il regista rappresenta bene la mentalità omertosa e collaborazionista della popolazione, la quale è il vero terreno su cui prolifera la pianta malefica. I mafiosi, che sono scaltri e furbi, elargiscono favori e raccomandazioni proprio per crearsi quel sottobosco di connivenza, e persino di rispetto e considerazione, che permette loro di perpetrare i loro loschi intrighi. Lo stesso clima garantisce loro, molte volte, l'impunità da parte dello Stato. Chi non gode di favori e raccomandazioni, è tenuto zitto dalla paura e dalle vendette, che colpiscono immancabilmente.
Il regista riesce a costruire una vicenda avvincente, avvalendosi di interpreti bravi e in parte. Si va dalla bella Cardinale, donna chiacchierata e desiderata, fino al viscido "Zecchinetta" e all'intrepido commissario interpretato da un Franco Nero non-Django. Una menzione d'onore devo darla al sempre grande Serge Reggiani, che interpreta con sottile ambiguità l'uomo delle soffiate: dibattuto tra omertà e collaborazione, sincerità e falsità, paura e coraggio, è comunque un uomo che ha dentro di sé un fondo positivo, che via via viene alla luce. Quando è presente in scena il film ha alcuni momenti memorabili: ad esempio quando si imbatte nei mafiosi e tenta di dissimulare la sua posizione, e la frase di troppo che dice dal barbiere. Un altro momento da ricordare è il dialogo tra il commissario e il capomafia su temi come l'onore, e il contrasto tra fede religiosa e mafia (tra l'altro ribadito con forza dagli ultimi tre pontefici, ma non abbastanza dal clero locale).
Un altra nota positiva del film è il fatto che non ha messaggi politici né ideologici, e non ha un tono predicatorio da lotta politica, atteggiamenti in cui Damiani sarebbe scivolato negli anni '70. Il messaggio ai politici in generale, comunque, c'è, ed è più che giusto: la mafia vive anche grazie alla connivenza, agli agganci, e agli appoggi dei politici, e questa è una vergogna della nostra democrazia.

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