Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Nelle campagne siciliane si consuma un delitto di mafia: a morire è l’imprenditore edile Salvatore Colasberna, incensurato e soprattutto “pulito”. Al delitto assiste un uomo, che scompare nel nulla. A dirimere la matassa ci dovrà pensare il capitano dei carabinieri Bellodi, parmense poco abituato a convivere con l’omertà. Giocoforza nella vicenda, in cui sono coinvolti numerosi paesani, assume una grossa importanza Rosa Nicolosi, la moglie del testimone scomparso, anche lei però, come tutti gli altri, succube del potente don Mariano… Capolavoro del genere poliziesco firmato da Damiano Damiani, che sfrutta la sua propensione naturale al film d’inchiesta per ricamare un affresco crudo e pessimistico del mondo della mafia siciliana, dei suoi uomini, delle sue regole, nonché delle manchevolezze dello Stato Italiano (anche se in questo caso le lettere maiuscole non sarebbero di rigore). Le vicende girano attorno al capitano dei carabinieri, che ha il volto (credibile) di Franco Nero e le parole taglienti di Leonardo Sciascia (dal cui omonimo racconto il film è tratto). L’intelligenza di Bellodi, il suo credere nello Stato, ma anche il fatto che non abbia famiglia, ne fanno un tutore della legge integerrimo e pericoloso, che usa l’arma del doppiogioco per mettere i paesani l’uno contro l’altro, spingendoli a tradirsi vicendevolmente (perché prima dell’affiliazione, intuisce Bellodi, c’è la voglia di salvarsi la pellaccia…). Poliziesco atipico per la storia del cinema italiano, a metà tra giallo e film-denuncia. Damiani demanda ai primissimi piani dei protagonisti o ai volti scuri e corrucciati, con ciglia aggrottate e faccia da schiaffi, l’humus di una società assoggettata al malaffare, in cui il vero padre di famiglia di cui fidarsi sembra il capo del mandamento don Mariano (un Lee J. Cobb in grandissimo spolvero e perfetto nel ruolo). Splendida prova degli attori: Franco Nero è decisamente all’altezza di un ruolo complicato, la fulgida ed enigmatica Claudia Cardinale, nel ruolo di Rosa Nicolosi, è il chiacchierato fulcro attorno al quale girano le vicende, Giovanni Pallavicino, che interpreta magistralmente il maresciallo, braccio destro del capitano e figura fondamentale per tradurre frasi, movimenti, gesti figli di una Sicilia che il suo superiore, settentrionale, non può comprendere appieno. Ma sono tutti i caratteristi a fornire una prova corale impeccabile. Nota di merito per le musiche di Giovanni Fusco, nelle quali non si possono non ritrovare assonanze con la colonna sonora della trilogia del futuro “Il Padrino” di Francis Ford Coppola. Le frasi da segnalare sono innumerevoli, tra cui certamente spiccano quelle che spiegano la personale ed intramontabile suddivisione dell’umanità da parte di don Mariano.
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