Regia di Gerard Damiano vedi scheda film
Quarto hard girato da Gerard Damiano, ancora una volta immerso in un clima di indecifrabile e vaga malinconia. I ricordi incerti di Aggie, si mescolano ai suoi desideri, messi in evidenza in quattro diversi contesti con il supporto di attori e attrici via via differenti. Espediente che contribuisce a rendere stravagante e decadente la narrazione.
Aggie (Deborah Ashira) è una donna in età avanzata che vive in una baita isolata, assieme al compagno Richard (Patrick L. Farrelly), infermo su una sedia a rotelle. Un giorno d'inverno, mentre prepara un tè caldo, cerca di ricordare il primo incontro avuto con il marito. La memoria le gioca però brutti scherzi, e rammenta quattro differenti circostanze.
N.B.: la suddivisione del film in episodi è puramente arbitraria, funzionale per consentire una miglior descrizione della sceneggiatura.
Il ponte
In un paesaggio innevato, mentre rientra a casa, Aggie (Kim Pope) incontra su un ponte Richard (Eric Edwards), che si offre per accompagnarla a casa.
La bambola
Una bambola ricorda ad Aggie (Mary Stuart) come era solita darsi piacere da sola, quando rinchiusa in camera dalla madre. Improvvisamente si presenta Richard (Harry Reems): deve consegnare del fieno, e non riesce ad evitare di afferrare una scala, ed entrare in casa di Aggie.
Il gatto
Un gatto rievoca ad Aggie (Derby Lloyd Rains) i tempi in cui praticava in un bordello, nel quale ha incontrato -tra i clienti- Richard (Ralph Herman).
Psycho
Ormai abituata a vivere da sola, Aggie (di nuovo Deborah Ashira) frequenta quotidianamente la chiesa, finché un pomeriggio s'imbatte in un viandante, Richard (Patrick L. Farrelly). In cambio di aiutarla a tagliare la legna, Aggie offre una cena calda all'uomo, per poi pregarlo di rimanere durante la notte…
"Qualche istante prima dell'orgasmo l'uomo assume un'espressione bellissima. Contrazioni muscolari, alterazioni del respiro, disegnano sul volto una maschera inquietante, quasi drammatica. Per fissare questo momento solenne, giro sempre con due cineprese. Una inquadra i genitali al lavoro; l'altra, fissa sul volto dell'attore, è lì per spiare le sue emozioni. Durante il montaggio seleziono poi i primi piani più realistici (quelli dove non c'è simulazione) e la scena acquista una carica di autenticità che rende il film più emozionante. L'orgasmo è l'unica attività dove l'uomo non può mentire. In quell'attimo il suo volto è privo di segreti."
(Gerard Damiano)
"Non riesco a ricordare come sei giunto qui. Certi giorni non riesco a ricordare…" (Aggie, rivolta al marito invalido)
"Credo che una ragazza, senza amici con cui giocare, possa solo immaginare le cose." (Aggie)
Se il fruitore di cinema a luci rosse del tempo, con l'aspettativa di vedere un film eccitante ed esplicito, ha avuto occasione di entrare in una sala cinematografica per assistere a Memories within miss Aggie, sicuramente deve essere rimasto parecchio deluso. O, al contrario, piacevolmente sorpreso nel trovarsi di fronte ad un'opera stratificata e complessa, che offre ben altro di una semplice serie di amplessi. Damiano, al suo quarto hard, procede in un percorso straniante, malinconico, drammatico e dalla chiusa puramente horror. Il suo è un cinema articolato su più livelli narrativi, in mezzo ai quali l'erotismo è destinato a scendere a patti con la filosofia (e con l'intimo più profondo), qui indirizzata alla ricerca di una "verità" che spesso sembra essere inintelligibile, mentre in realtà è solo nascosta, celata ingannevolmente dietro alle illusorie apparenze. Il rapporto sessuale è un pretesto, sta in superficie e non ha nulla da spartire con il senso ultimo del racconto. Potrebbe, per assurdo, essere rimosso, che il film non perderebbe in fatto di forma e rappresentazione. Tant'è che Memories within miss Aggie può essere fruito a tutto volume, senza preoccuparsi dei vicini di casa: le protagoniste non gemono, né urlano o implorano durante i rapporti sessuali. Una precisa scelta narrativa, voluta da Damiano. Così come la decisione di fare interpretare ad attrici, ed attori, sempre differenti i diversi ricordi di Aggie, contribuisce ad accentuare l'effetto di alienante abbandono in cui versa la protagonista. "Non conosco la differenza tra desiderio e realtà", dice ad un certo punto Aggie, le cui memorie si fanno incerte, sfumate, arrivando a confondersi con fantasie e desideri che, lo scopriremo solo nell'impressionante conclusione, erano nella sua mente sin dal principio.
Anche in questa circostanza Damiano utilizza una malinconica soundtrack, composta (in anonimato) da Rupert Holmes (in seguito autore di The piña colada song), e colloca la storia in una isolata e desolante baita sommersa nel silenzio, incalzata dal gelo e dalla neve. Si avvale di un'attrice bravissima (Deborah Ashira, non coinvolta in scene hard) alla quale fa interpretare il duplice ruolo di anziana e giovane e gioca sullo sfasamento temporale (passato e presente) arrivando a sottendere che, qualunque possa essere -delle quattro rappresentate- la realtà, quando arriva la vecchiaia "è passato il momento di fantasticare sugli uomini", come sentenzia Aggie, e per una donna sola la vita non ha più alcun senso. Persino i ricordi, si fanno sbiaditi e incerti. L'unica sicurezza, in un ambiente così tetro e desolante, resta il paesaggio sullo sfondo, immutato nonostante il trascorrere degli anni, con la sua neve, il freddo, i suoi alberi spogli, la nebbia e la chiesa in lontananza. Memories within miss Aggie, nella sua struttura frammentata, si avvale di una fotografia spenta, talvolta sovraesposta e sbiadita, una voluta scelta tecnica che contribuisce a rendere sfumata e onirica l'intera narrazione.
Una narrazione profondamente poetica, in contrasto con quelle tre scene hardcore che iniziano tutte con una fellatio, per poi chiudersi in un rapporto ordinario (con eccezione della sodomizzazione subita da Mary Stuart -attrice già intravista ne La straniera nuda- messa in atto nel secondo segmento mnemonico della triste e depressa protagonista). Damiano ci propone dunque un personaggio sofferente che in un inatteso risvolto, più che moglie affettuosa o amante scatenata, dimostra d'essere parente stretta del Norman Bates di Psycho.
Critica
"Girato in una sola settimana, nello stile veloce di Damiano, [Memories Within Miss Aggie] era però un film estremamente curato, che secondo il catalogatore del porno Bob Rimmer, autore della nota X-Rated Guide, richiama i film di Ingmar Bergman e perfino il romanzo Ethan Fromme di Edith Wharton. I paesaggi invernali del New England facevano da contrappunto alle consuete scene erotiche, ai primissimi piani sulle eiaculazioni e alla variante del sesso sulla neve. Mentre il film veniva girato, inoltre, sul set si aggirava lo scrittore Gay Talese, che stava studiando i meccanismi psicologici del pubblico di film porno: seguì tutte le riprese, e acquisì parecchio materiale di riflessione per rivedere le sue tesi liquidatorie sull'hard core. Memories Within Miss Aggie si rivela un porno d'autore sin dalle prime sequenze. Vediamo una donna settantenne in una casa isolata, accanto al cadavere dell'uomo che aveva amato in gioventù. La figura asessuata (per il nostro immaginario occidentale) dell'anziana viene presto dissolta dall'irrompere dei ricordi di Miss Aggie e dall'apparire degli spettri dei suoi tanti partner: inizia una sequela di scene erotiche, assolutamente contraddittorie con quanto lo spettatore si attende dal contesto iniziale centrato su una vecchia."
(Fabio Giovannini) [1]
NOTA
[1] "Profondo porno - Il cinema scomodo di Gerard Damiano" (Stampa Alternativa), pag. 49.
"Quando sei infelice, torna nel luogo che più ami. Lui – a differenza delle persone – ha sempre qualcosa da dirti." (Fabrizio Caramagna)
"Vieni che ti faccio vedere come si crea una tempesta passando la mano sopra antiche fotografie impolverate." (Fabrizio Caramagna)
F.P. 09/02/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 75'06")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta