Regia di Andrew Adamson vedi scheda film
Finita la salva de "Il signore degli anelli",a un punto di inevitabile rallentamento la serie di "Harry Potter",il fantasy sul grande schermo,visto che le platee apprezzano,ha bisogno di nuova linfa vitale:ed ecco la Disney pescare dalla letteratura inglese del dopoguerra la saga di "Narnia",ad opera del contemporaneo di Tolkien,C.S.Lewis. Al di là della considerazione che ,essendo scritta nei primi anni Sessanta,è ovvio che i malvagi vivano e sterilmente prosperino tra il gelo e le nevi(presente la leggiadra metafora "distensionista"?);ma la cosa che più appare evidente,è che se Tolkien aveva ricreato un cosmo che,sì,attingeva da mitologie classiche e meno,qui siamo dinanzi a un ciarpame stratosferico,un megamescolamento in cui ciclopi,sirene,centauri si mischiano ai nani maligni delle leggende nordiche e alla regina delle nevi di anderseniana memoria,con surplus di Babbo Natale e misteriosi lampioni,sciarpe e ombrelli in lande fuori da ogni tempo.Prodotto con mezzi costosi,"Le cronache di Narnia" tira fuori tutto il proprio armamentario salvandosi appena nelle sequenze di pura azione,ma gli manca del tutto il magico delle pagine dell'avventura degli Hobbit,e del poderoso lungomtraggio diviso in tre che Jackson ne ha tratto.Confrontate,ad esempio,le similari scene del sopraggiungere di Gandalf e i cavalieri di Rohan ne "Le due torri" e quella in cui il leone Aslan ritorna all'attacco con nuove truppe in questo:lì c'è un momento di cinema memorabile,qui appare come qualcosa di già visto e scontato.Premiato maggiormente dagli incassi rispetto a "King kong" terza versione,questo dispendioso ma vacuo rodomonte teoricamente più adatto ai piccoli(ah sì?e il Babbo Natale che dispensa armi taglienti?e il castorino che incita il biondo e maggiore dei fratelli in uno scontro a suon di "Sgozzalo!") lascia senz'altro un'orma più fatua.
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