Regia di Scott McGehee, David Siegel vedi scheda film
Più che un film lo definirei un bidone, nonostante i bravi attori (famosi e a noi familiari i due genitori Richard Gere e Juliette Binoche; non meno bravi i due nel ruolo dei figli).
Un bidone che è già nel titolo (le parole d'amore non hanno nulla di romantico), e nell'idea astrusa che indirizza la vicenda - ovviamente poco comprensibile per noi italiani - di un "campionato nazionale di spelling". Non ne sarebbe soddisfatto di certo neanche il nostro Nanni Moretti, che sottolineava in un suo film l'importanza delle parole, ma che sicuramente si riferiva al loro significato, non certo alla loro scomposizione in lettere.
La vicenda sconclusionata si snoda in una famiglia in cui, sulle orme del padre narcisista e intellettuale tutto sè stesso, tutti ricercano in qualche modo un quasi mistico contatto con Dio. il figlio maggiore si avvicina al buddismo, attrattovi da una ragazza gentile e carina. La madre con qualche disordine mentale è nascostamente cleptomane per anni. La figlia (forse epilettica oltre che visionaria) che prova la cabala per vincere questi stupidi campionati (ma che forse sono l'unico modo che ha di attrarre l'attenzione dei suoi genitori).
E del finale vogliamo parlarne? Non ve lo anticipo, ma arrivandoci ho pensato: ecco, bravi, andatevene a casa, e fatela finita con questa ridicola buffonata.
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