Regia di Scott McGehee, David Siegel vedi scheda film
"Parole d' amore" è il contrario di quello che molti si aspettano: niente storia sentimentale ( o meglio, tanto sentimento ma incanalato in una complessa serie di trame e sottotrame ), pochissimo divismo ( Gere in questo film è persino ansiogeno e disturbante, la Binoche svende la propria bellezza ad una follia molto femminile e priva di sconti al dolore che deforma e dilapida certezze e fisionomie graziose ). Si parla, piuttosto e con proprietà, del senso del Sacro, quelll' anelito tanto indispensabile per chi non riesce a fare i conti con una visione secolarizzata dell' esserci quanto causa d' orrori privati se non s' interpongono sense of humor e coscienza del limite. Ebraismo e Hare Krishna, il primo rappresentativo di una cappa di inossidabili certezze ma lungi dal pacificarci con la più autentica delle sacralità, il " troppo umano " delle piccole cose domestiche; l' altro come rifugio postideologico per un ragazzo inascoltato dal padre e molto, molto a corto di seduzioni e dolci occhi di figlie di figlie dei fiori. Il film va visto assolutamente come antidoto alla perfezione digitale dei blockbusters e per l' ingenuità con cui dispiega visioni, appigli oltremondani, demoni della mente a sconvolgere l' equazione del dialogo, con Dio o con il corpo desiderante e prosciugato di una compagna; tutto fila, comprese le gare di spelling che sono poi la traduzione delle parole dette nel loro significante sempiterno, la Scrittura, le parole scritte dicono infatti moltissimo delle facoltà e dell' esperienza che così le hanno forgiate, consegnate, determinate all' uso e allo scambio comunicativo. Tanto male inutile ci facciamo e, a volte, esattamente nel tentativo di edificare fortini di benessere e raziocinante sobrietà per chi amiamo: questo film, magari non perfetto e un pò troppo fiducioso nella saggezza delle fiabe, ci invita a fermarci, riflettere, benedire laicamente il dono della futilità. Persino l' errore.
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