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La tomba delle lucciole

Regia di Isao Takahata vedi scheda film

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La recensione su La tomba delle lucciole

di ilcausticocinefilo
10 stelle

 

locandina

La tomba delle lucciole (1988): locandina

 

 

Arduo dare una definizione di questo film (figuarsi poi farne una recensione). In una parola: straziante. In un'altra: bellissimo. Ma come? "Non ti pare d'essere entrato in contraddizione?", mi si potrebbe obiettare. Suonerà strano, ma no. E' straziante, ma al contempo è anche uno dei migliori film d'animazione di sempre (e chiunque insinui una sua presunat disonestà emotiva [vuole a tutti i costi farti piangere, detta terra terra] o è in malafede o non ha compreso il senso del film [arroganza, portami via...]).

 

Diretto da Isao Takahata (in Occidente spesso all'ombra del più noto Miyazaki), Una tomba per le lucciole è un film diametralmente opposto a Il mio vicino Totoro (uscito lo stesso anno), in particolare per il fatto che mentre l'altro si crogiola nell'elegiaca descrizione d'un idilliaco contesto campestre e fantastico, questo film non si fa remore nel descrivere invece una realtà mai così crudele e per l'appunto straziante, nel concedersi un pessimismo senza via di scampo come raramente s'è visto nel cinema d'animazione.

Forse ciò sarà più che sufficiente a respingere una categoria di pubblico, ma tant'è.

 

 

scena

La tomba delle lucciole (1988): scena

 

 

La tomba delle lucciole è un film importante, fondamentale, seminale, decisamente uno dei migliori fra quelli prodotti dallo Studio Ghibli. Un film, un'opera d'arte, un capolavoro crudo, duro e sconsolato, un vero e proprio pugno nello stomaco e una durissima presa di posizione contro la guerra, il fanatismo e il nazionalismo che sono tutti strettamente correlati.

 

Si racconta delle vittime innocenti di tale inumana (o forse fin troppo umana) barbarie: i bambini, persi e smarriti, catapultati di punto in bianco in una realtà implacabile, impietosa e innaturale, costruita loro attorno da adulti impazziti. Una realtà che non hanno avuto alcun ruolo nel plasmare e che eppure finisce per schiacciarli.

 

 

scena

La tomba delle lucciole (1988): scena

 

 

L'opera magna di Takahata, il film è come detto un capolavoro, un capolavoro intramontabile, che come tanti altri si presta ai più svariati piani di lettura, anche se naturalmente centrale rimane la dimensione umana della tragedia di fronte all'orrore insopprimibile della guerra.

Ma latenti sono anche i temi dell'importanza della memoria e della Storia, strumenti attra­verso i quali l'uomo dovrebbe riuscire ad evi­tare di commettere nuovamente gli stessi erro­ri (fin troppo spesso, in verità, lo si ripete, troppo poco spesso è stato fatto).  Da questo punto di vista è palese il ri­ferimento ad una delle pagine più tragiche della storia giapponese, l'attacco nucleare ad Hiroshima e Nagasaki.

Di una ricchezza figu­rativa fuori dal comune, superiore persino ai normali standard dello Studio, è un film in cui i personaggi hanno una straordinaria forza espressiva e in cui gli sfondi sono quanto di più dettagliato e realistico (o stilizzato e poetico) si possa immaginare.Un film in cui l'animazione si rivela (per qualcuno magari sorprendentemente) volano ideale di adulte riflessioni e messaggi universali.

 

 

scena

La tomba delle lucciole (1988): scena

 

 

Tratto da un romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, un film poeti­co, lirico, in grado di far riflettere e di emozionare lo spettatore, che si discosta non poco dai canoni classici dell'anime giapponese. Adatto ad ogni fascia di pubblico, anche se forse più apprezzabile dagli adulti, andrebbe comunque inserito in qualunque rassegna scolastica.

Come si sarà capito, uno dei film migliori di sempre (a mio modestissimo, come mi piace dire opinabilissimo, parere).

Guardatelo, e riflettete.

 

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