Regia di Isao Takahata vedi scheda film
Messaggio troppo didascalico. Fin dal titolo. E poi nel prologo, col “fratellone” in fin di vita a ripercorrere in amarissimo flashback tutto un periodo di sfortune legato alla perdita della casa, della mamma, di ogni sostegno, e lui unica protezione per la sorellina piccola, in una fase di fine conflitto dove il Giappone sta uscendo con le ossa rotte, e nonostante una iniziale voglia di entusiastica, inconscia e giovanile voglia di rivalsa, ecco la povertà, la fame, la disperazione che dilagano e affliggono i nostri antieroi che avranno solo lucciole a vegliare sul loro malevolo destino.
Un neorealismo tutto giapponese sostenuto dall’ottima grafica dello studio Ghibli ma nonostante svariati accenni di tenerezza, troppo mirato al disastro annunciato con eccessiva evidenza. Diremmo l’elogio della sciagura, della non speranza, la caduta verticale verso la fine senza via d’uscita per lo spettatore incanalato da subito in un imbuto di dramma acuto, dove non si salvano gli adulti, gli eventi, i parenti, i luoghi, le speranze, il futuro tutto.
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