Regia di Isao Takahata vedi scheda film
Ultimamente mi sto dedicando un po’ al cinema di animazione, genere su cui non mi sento certamente un esperto, e sono riuscito a recuperare questo “Una tomba per le lucciole” prodotto dallo studio Ghibli di Miyazaki e diretto da Isao Takahata, regista che in precedenza aveva lavorato a celebri serie televisive come “Anna dai capelli rossi” e “Dagli Appennini alle Ande”. Qui affronta un soggetto perlomeno insolito per gli anime, poiché la trama si svolge durante la fase conclusiva della Seconda Guerra Mondiale e racconta dei disperati sforzi di due fratelli per sopravvivere in mezzo a desolazione e bombardamenti. Data la natura solitamente spensierata e giocosa dei film a disegni animati, qui l’argomento amaro e drammatico ha portato una parte della critica a parlare di Neorealismo: certamente in sede estetica è un film molto diverso dalla produzione corrente, più cupo e con un patetismo spesso accentuato, anche se risolto quasi sempre con mano leggera e sobria (non manca, tuttavia, qualche scena che risulta un po’ sbilanciata in senso strappalacrime). L’argomento dell’infanzia distrutta dalla guerra ha molti antecedenti in campo cinematografico (si pensi solo al Tarkovsky de “L’infanzia di Ivan”) ed è stato affrontato con sensibilità da Takahata, che ha saputo conferire una bellezza incantata e fiabesca alle scene in cui appaiono le lucciole e ha reso spesso straziante l’attaccamento di Seita alla piccola e indifesa sorella Setsuko, di soli quattro anni. Il disegno mi sembra di tipo tradizionale, sicuramente un’animazione curata e adulta accompagnata da belle musiche e qualche trovata narrativa piuttosto insolita (la prima scena corrisponde alla conclusione della storia, che poi si dipana in flashback). E’ un film che sarebbe giusto far vedere nell’ambito del cinema antimilitarista che mostra gli orrori della guerra, stavolta dalla prospettiva di un Giappone ormai allo sbando che stava per soccombere al nemico. Alcuni lo considerano uno dei capolavori assoluti dell’animazione giapponese; io non arriverei proprio a questa distinzione, ma mi è parso comunque molto bello. Di Takahata ho subito pronto anche “La storia della principessa splendente”, che vedrò al più presto.
Voto 9/10
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