Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
È molto bella la gag che introduce l’ultima fatica di Pieraccioni e Veronesi: un marito innamorato corre a casa per la festa a sorpresa per la moglie, organizzata con gli amici. E che sorpresa. La voce narrante di Leonardo ci preannuncia una pellicola sugli “amori intorcinati”, ma il toscanismo rimane un’esca, pura tappezzeria. Ciò che segue, dispiace dirlo, è una storiella molto oltre i limiti dell’esilità. La cosa più inverosimile è il candore con cui il quarantenne professore di ginnastica si rapporta alla serata tra scambisti e alle avances dell’alunna minorenne: l’accattivante naturalezza di Pieraccioni attore non è (qui) né leggera né convincente. Se mai, a far recuperare punti alla trascuratezza generale sono i comprimari: un becero Papaleo, insegnante arrapato, un ispirato Ceccherini, fratacchione un po’ hippy, e un surreale Panariello, fratello balbuziente del protagonista. Tutto il resto è piattezza, e anche un po’ volgarità, diversamente dai film precedenti: ad impestare la sbandierata purezza del Peter Pan di Firenze tornano perfino le scorregge di stracultiana devozione. Unico rimando all’anima infantile di Leonardo è l’intensa canzone di Tricarico, Musica. C’è chi si salva con la musica e chi la musica lo rovina: a Guccini la palma per il peggior cameo. Ma gli incassi ci hanno già smentito.
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