Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Ennesima sciocchezzuola pieraccioniana, eseguita con l'unico scopo di sfruttare uno schema ormai collaudato che, se sul piano artistico dà risultati penosi, al botteghino continua a funzionare eccome. L'importante è metterci l'accento toscano (qui siamo in quel di Pistoia), la bellona di turno di cui s'innamora, ovviamente ricambiato, il protagonista, qualche parolaccia, un paio d'agnizioni plautine e un bel paio di scurregge tanto per gradire. Qui c'è anche Panariello, nella parte del fratello ritardato del protagonista, fissato, chissà perché, con il nuoto in apnea. Pieraccioni neutralizza, ancora una volta, Ceccherini, affidandogli una parte quasi seria (e chissà perché, all'incontro con la ragazzina, anzichè in saio si presenta con camicia e kilt scozzese), ed aggiunge qualche spruzzata di psiconalisi da osteria e un accenno a pratiche sessuali sado maso, nella persona del collega Anselmi. C'è perfino Guccini (ma chi gliel'ha fatto fare...?) nella parte del preside della scuola, che spedisce il Nostro a Borgo a Buggiano. E poi c'è la fatalona, molto bella, come al solito, ma questa volta inusualmente assai ammaschiata, e il nome dell'interprete, Marjo, doveva mettere Pieraccioni sull'avviso riguardo a possibili sorprese...
Un insegnante di educazione fisica, divorziato, s'innamora di una donna che, all'insaputa l'uno dell'altra, è la madre di un'allieva del prof., innamoratissima di lui.
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Davvero un regista che dopo un primo film carino (o quanto meno originale, 'fresco') ha inserito la marcia ridotta e sono così vent'anni che ripropone ad anni alterni lo stesso film. Davvero un pecato.
Un saluto,
Marco
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