Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Pieraccioni rimane fedele al suo cinema: corale anche se egocentrico, con la solita cerchia di amici (stavolta ci sono tutti, da Panariello a Ceccherini, da Carlo Conti a Rocco Papaleo, per arrivare ai soliti caratteristi toscani), con la bellona di turno (rigorosamente straniera, stavolta è Marjo Berasategui), la tematica sull’amore che termina col più classico happy end e la solita voce fuori campo che funge da raccordo (espediente di cui Pieraccioni talvolta abusa sapendo di abusare).
La storia parla di un professore di educazione fisica (Pieraccioni) che, tradito, cerca di rifarsi una vita, tampinato da un preside pedante e da una sua alunna, Paolina, innamorata di lui. Quando il protagonista sembra stia per riuscire nel suo intento, arriva il solito colpo di scena, che complica il tutto prima dell’inevitabile happy end.
Il film è debole, manca la compattezza di “Fuochi d’artificio” o de “Il ciclone”, si ride pochino e alcune trame sono monche. Inoltre, ed è ciò che più preoccupa, il modo di girare e narrare di Pieraccioni, se da un lato è sintomo di coerenza, dall’altro finisce per stufare, rendendo alcuni elementi decisamente prevedibili.
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