Regia di Rob Marshall vedi scheda film
Chi ha amato Chicago, apprezzerà anche Memorie di una geisha. Non vuole essere una provocazione né tanto meno un’ovvietà: anche qui Marshall dispiega tutta la sua indiscutibile abilità di metteur en scène per illustrare, raccontare, ammaliare. Commuovere però gli riesce molto meno. In altre parole: il film è spielberghiano nella fattura ma non nello spirito. Gli elementi melodrammatici della vicenda, universalmente nota - separazione delle sorelle, rivalità muliebre - avrebbero potuto essere sfruttati con esiti più intriganti. Il rito di passaggio, la tras/formazione di Sayuri (Ziyi Zhang) da figlia di poveri pescatori in raffinatissima geisha, ostacolata dall’odio della maggiore Hatsumomo (Gong Li) e favorita dalla protettrice Mameha (Michelle Yeoh) è perennemente accompagnato da una voce over che non lascia spazio a dubbio alcuno. Per quanto riguarda tutti i segreti e i divieti del mondo delle geishe, al bestseller di Arthur Golden di cui il film riprende il didascalismo, preferiamo Il paese delle nevi, ma ancora di più La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata. L’ostentata eleganza e l’estetismo di un film così postmoderno - una per tutte: la scena del debutto danzante di Sayuri - non vanno però scambiate per puro formalismo, né compromettono la godibilità di quello che onestamente si presenta come un colossale, esotico affresco d’antan.
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