Regia di Rob Marshall vedi scheda film
Esistono film sentiti, autentici e che trasudano vera passione. E piu' spesso altri costruiti a tavolino, che quando le cose vanno bene, non sono altro che delle copie ben fatte. "Memorie di una geisha" appartiene senza dubbio a quest'ultima categoria. Si prende un romanzo di successo, lo si affida ad una grande produzione (leggi Spieberg), ad un cast tecnico di assoluto valore , ad un regista affidabile e alla moda e lo si infarcisce di stelle del cinema,
in questo caso d'oriente . E poco importa che nessuna delle attrici sia giapponese, per gli occidentali in fondo gli asiatici son tutti uguali... e d'altronde e' lecito scegliere in base alla bravura.
Ma miscelare gli ingredienti migliori, non sempre porta ai risultati sperati, se il soggetto non e' ben scritto e la regia e' solo professionale.
"Memorie di un geisha" racconta nell'arco di una ventina d'anni la storia di Chiyo, una ragazzina dagli straordinari occhi blu-grigi venduta dal padre a 9 anni con la sorella a una okiya, una casa o meglio una scuola di geishe, all’interno della quale, tra rigida disciplina, gelosie e rivalita', ma anche insperate amicizie (con la dolce e protettiva Mameha, l'affascinnte Michelle Yeoh), crescerà e diventera' Sayuri ( la geisha più raffinata e ricercata del suo tempo. Una geisha che trova sempre la forza di andare avanti, anche nei momenti piu difficili quando subentra la realta' della guerra e ancor peggio del dopoguerra, quando il mondo che sino ad allora aveva conosciuto, sembra sparire per sempre, perche' in cuor suo coltiva un segreto e romantico sogno d’amore per l’uomo ricco ed affascinante che quando era ancora bambina l'aveva conquistata con la sua gentilezza.
Sulla carta gli elementi narrativi di interesse non erano pochi,a partire dalla brutale separazione iniziale delle 2 piccole sorelle sino al dramma di un amore sempre segreto ed inesploso. Ma purtroppo rimangono solo tali, a causa di un soggetto incapace di saper raccontare la favola della piccola Chiyo, che si sforza, non riuscendoci, di presentarci le geishe non come delle prostitute per uomini potenti, ma come donne capaci di deliziare gli uomini (solo quelli ricchi, per carita') non tanto e non solo con il loro corpo ma con le loro arti..e che mostra senza indugio, con poca etica e molta affabulazione, la "vendita" della propria verginita'.... E una regia che non sfrutta appieno le qualita' delle attrici, (non a caso le scene iniziali con protagonista la bambina sono le piu' convincenti) costruendo personaggi privi di sfumature, buoni/cattivi, con da un lato la crudele e odiosa Hatsumoto, una Gong Li mai cosi grintosa, e dall'altra la dolce e protettiva Mameha,l'affascinante e poco piu' Michelle Yeoh. In mezzo alle loro trame, la giovane Sayuri, interpretata con impegno da Ziyi Zhang , ma che per colpa ancora della regia, e' comunque lontana dal riuscire ad emanare quella luce che ne aveva fatto la splendida protagonista di "La foresta dei pugnali volanti". Rob Marshall dove non arriva nella costruzione dei personaggi, riesce ovviamente e ci mancherebbe, nella messa in scena, e cosi' , oltre all' efficace colonna sonora del maestro Williams, rimangono le splendide scenografie, l'elegante fotografia dell'australiano Dion Beebe, (il piu' grande operatore emerso negli ultimi anni insieme al messicano Rodrigo Prieto) e il fascino dei costumi, in un tripudio di kimoni che faranno la delizia di molte spettatrici. Ma il risultato finale delude, perche' il film e' noioso, non riesce a far palpitare , non ha quasi mai quella passione e quella forza dirompente che avrebbe potuto avere e suona costantemente fasullo, come spesso accade ai film fatti solo o quasi per concorrere ai premi Oscar.E infatti a qualcuno, magari anche con merito, concorrera' e forse vincera'.
Colpevolmente sotto utilizzato.
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