Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Michele, Gino e Danilo sono tre cittadini di una Roma scossa dagli eventi successivi all'Armistizio del settembre 1943. Il primo è impiegato in un ministero ed è costretto a trasferirsi nell'Italia del nord, insieme al resto del personale del proprio ente; nel momento in cui apprende che, essendo scapolo, rischia di essere inviato in Germania, fugge dal convoglio e torna a Roma. Gino è un giovane che pratica la borsa nera per poter mandare avanti la numerosa famiglia. Danilo, amico di Michele, è uno studente universitario renitente alla leva. Nessuno di loro ha un particolare interesse ideologico nelle sorti del conflitto, nè, fino a quel momento, vi è stato coinvolto. Ma nella complessa situazione determinatasi in quel frangente storico, rimanere indifferenti è impossibile. Film drammatico di ambientazione bellica, diretto da Nanni Loy, racconta un periodo storico di particolare complessità, caratterizzato da un rapidissimo susseguirsi di gravi eventi, i quali spingono persone di diverse origini e propensioni - tali sono i tre giovani protagonisti, ma anche altri personaggi coinvolti nella vicenda - ad una presa di coscienza del proprio ruolo in relazione ai tempi. Ne derivano una crescita morale ed una conseguente assunzione di responsabilità. Michele è un pavido e timido ragioniere; per obbedire agli ordini, lascia la sua ragazza; compreso il rischio di poter finire molto lontano da casa, senza garanzie circa il ritorno, si lancia in una fuga che, secondo il suo progetto, si dovrebbe concludere a sud della Linea Gustav, insieme a Danilo, uno studente idealista e riottoso, ma solo a parole. Ben diverso da loro, perchè di bassa estrazione sociale, è Gino, un giovanotto dall'espressione e dai modi "lesti", dedito alla borsa nera. Nel corso del viaggio verso il basso Lazio, il treno che trasporta i tre è intercettato da soldati tedeschi, che avviano un rastrellamento; essi, raggiunto un paese, si rifugiano presso un'abitazione, entrando in contatto con gli occupanti, alcuni dei quali sono partigiani. Prima Michele e Danilo, poi Gino, sono coinvolti nelle attività di questi ultimi, comandati dai determinati Edoardo ed Orlando. I tre giovani conoscono, per esperienza più o meno diretta, la fame, il freddo, l'orrore dei rastrellamenti e delle esecuzioni sommarie; la paura costante ed il dolore per chi viene a mancare; l'assurdità della guerra civile, avere un vecchio amico come nuovo nemico. Nutrendo l'anima con queste esperienze, essi la fortificano, rafforzando la determinazione per il raggiungimento del loro scopo, la qual cosa è sinonimo di sacrificio. Evocativa è la ricostruzione dell'ambientazione bellica; sono visibili poche armi e poche divise, ma l'ingombrante presenza dell'occupante è palpabile. Coprifuoco, limitazioni alla libertà di movimento, controllo sulle attività, le prepotenze dei collaborazionisti in uniforme, rendono difficile la vita dei civili. L'immagine che dà il regista della Resistenza è quella di un movimento popolare, al quale hanno dato il proprio contributo persone diverse ed animate dai più disparati motivi, dall'ideologia, all'opportunismo, fino al più semplice istinto di sopravvivenza. Tra i molti attori noti, ho apprezzato Tomas Milian nel ruolo di Gino; per l'attore originario di Cuba, il periodo dei film poliziotteschi e del "Monnezza" deve ancora venire, ma mimiche e caratteristiche del personaggio iniziano a delinearsi. Bravi anche Leopoldo Trieste e Nino Castelnuovo, nelle vesti degli altri due protagonisti Michele e Danino, e Carla Gravina - la coraggiosa popolana Mariuccia. Emblematiche due sequenze, in particolare. La prima, il monologo della vedova di Edoardo, morto per le violenze successive al suo arresto. Ella, se non nega l'importanza del ruolo "pubblico" dell'uomo, ne deplora tuttavia il "privato", rimproverando al marito i molti dolori causati a lei e, soprattutto, ai suoi figli, destinati a crescere senza padre, a causa della sua militanza attiva. Un simile punto di vista è sostenuto dalla moglie di Orlando, legatissimo ad Edoardo, la quale, in seguito all'arresto dell'amico, invita il marito a non pensare più al progetto comune dell'unità partigiana. Altra sequenza memorabile, quella conclusiva. Mentre un sedentario "travet" dall'aspetto dimesso sceglie di morire per un ideale, un graduato fascista dirige nella ginnastica un gruppo di reclute, mentre alcuni commilitoni, cantando baldanzosamente, escono in pattuglia alla ricerca di qualche persona inerme da infastidire. Chi è il "leone", l'uno o gli altri ? Nanni Loy racconta una storia di formazione e di lotta, dando voce ad una coscienza "corale", che trae forza non tanto dalle ideologie, quanto da istinti universali di sopravvivenza e ribellione alle ingiustizie.
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