Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Nanni Loy, dopo tre film 'leggeri' si tuffa nel genere storico e fa subito centro: 'Un giorno da leoni', prodotto dal lungimirante Franco Cristaldi e scritto dallo stesso regista in copia con Alfredo Giannetti, sulla base di un loro soggetto, è un film che narra con mano sicura ed ispirata un episodio relativo alla Resistenza a ridosso dell'8 settembre 1943, avente per protagonisti un eterogeneo manipolo di uomini votati ad un obiettivo - l'abbattimento di un ponte su cui passano treni che riforniscono i tedeschi - che costerà loro molti sacrifici. La prima parte, più breve e dal ritmo più blando, serve all'autore per introdurre i personaggi e delineare le loro personalità mentre la seconda è più ritmata e costituita da azione ed è focalizzata sul piano, gli intoppi di varia natura sul percorso, fino all'esecuzione finale.
Il film è da apprezzare anche dal punto di vista contenutistico, in quanto non viene fatta un'apologia del movimento della Resistenza, pur essendo l'autore chiaramente schierato in senso favorevole, ma tutt'alpiù un'articolata analisi di un gruppo di uomini con le loro paure, i loro dubbi nell'affrontare situazioni inattese ed esasperate, con dei distinguo al loro interno.
Se da un lato abbiamo i più concreti e decisi partigiani veri e propri Orlando (Renato Salvatori) e Leonardo (Romolo Valli), dall'altro scorgiamo i più titubanti Danilo (Nino Castelnuovo) e Michele (Leopoldo Trieste), quest'ultimo un autentico fifone che in più occasioni dimostrerà il suo carattere non certo da cuor di leone - nella rocambolesca fuga dal treno iniziale, nel siparietto con l'ex fidanzata (Anna Maria Ferrero) e poi al Commissariato - salvo poi riscattarsi nel (tragico) finale, nonché lo scaltro Gino (Tomas Milian in un periodo in cui era ancora un attore bravo, lontano da personaggi scurrili e beceri come il Commissario Giraldi, che comunque han fatto la sua fortuna a livello più commerciale che artistico), tutti accomunati più dalla necessità che dal credo politico o dall'impegno in una causa.
Dal punta di vista stilistico mi preme invece sottolineare tre sequenze in particolare:
1) Orlando (Renato Salvatori) che arriva in paese e vede alcuni italiani impiccati dai tedeschi; la scelta dell'autore di operare un'ellissi e mostrare solo il risultato finale di un gesto violento denota non solo un certo pudore ma anche la volontà di evitare una facile spettacolarizzazione di un fatto.
2) Il gruppo affamato trova una mucca con la quale potrebbe sfamarsi ma nessuno di loro ha il coraggio di uccidere l'animale: è chiaro l'intento di mostrare il gruppetto come gente capitata a gestire un evento più grande di loro - la Guerra e tutte le sue conseguenze - senza averne la necessaria preparazione e scaltrezza, caratteristiche queste tutte simboleggiate dai tedeschi.
3) L'uccisione di Morandi (Corrado Pani) da parte dei partigiani è un'altra bella scelta registica ed un elogio del fuori campo: la scena vede il ragazzo uscire dall'inquadratura e poi si sente il colpo d'arma da fuoco, mentre viene a sua volta inquadrato in primo piano l'amico ed ex compagno di scuola Danilo (Nino Castelnuovo) che piange, scosso per l'accaduto.
Sfaccettato e corale, il film è da vedere in coppia con il successivo - ed altrettanto bello - 'Le quattro giornate di Napoli'.
Voto: 8.
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