Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Buon film abbastanza avvincente su un episodio della Resistenza, che conferma l'attitudine di Nanny Loy per film corali con diversi personaggi e nessun protagonista in particolare. Al regista riescono bene le scene d'azione e quelle con dialoghi tra più persone; meno bene, invece, gli vengono le scene con monologo (vedasi quella tra la vedova e alcuni partigiani alla stazione). Anche il ritmo mi sembra buono, fatta eccezione per qualche lieve incertezza qua e là.
Gli attori sono tutti più o meno bravi, a cominciare da Tomas Milian in versione "pre-Monnezza" ma sempre popolare e un po' grezzo, fino a Nino Castelnuovo e Renato Salvatori.
Le musiche di Carlo Rustichelli sono al solito molto belle e malinconiche, come il volto di Carla Gravina.
Quanto al ritratto storico che il film offre, si può parlare di un variegato e vitale ritratto del caos che seguì l'armistizio Badoglio, e le scelte che molti dovettero compiere in quei difficili frangenti. Quanto alla rappresentazione di certe situazioni ed episodi, secondo me il film scarroccia a tratti in un lieve didascalismo e retorica. Penso qui alla scena degli impiccati e alla giustificazione dell'esecuzione del soldato fascista (in un bellissimo e agghiacciante episodio). Lo spinoso problema degli omicidi necessari alla Resistenza se lo sarebbe posto anche Jean Pierre Melville in "L'armata degli eroi", ma avrebbe lasciato la risposta in sospeso, ponendo anzi atroci e angosciosi dubbi. Questo film, invece, giustifica l'uccisione di persone che in qualche modo possono danneggiare la causa, anche se l'assassino e chi assiste vengono mostrati tormentati dal senso di colpa. Facendo così secondo me il regista finisce per mettere comunque in dubbio ciò che cerca di giustificare con il ragionamento.
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