Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Nanni Loy - che è anche autore della sceneggiatura, insieme ad Alfredo Giannetti - con questo suo quarto film da regista va ad infoltire la lista di cineasti nostrani che in quegli anni rivolgevano la propria ispirazione alla resistenza e alla liberazione (Il federale, Luciano Salce, 1961; La lunga notte del '43, Florestano Vancini, 1960; Tutti a casa, Luigi Comencini, 1960) o in senso più lato ai rapporti fra l'italiano ed il conflitto bellico, l'esercito (La grande guerra, Mario Monicelli, 1959; la prima parte di Una vita difficile, così come anche La marcia su Roma, Dino Risi, 1961 e 1963). Perchè è proprio qui che si ritrova il fulcro narrativo e l'anima della storia: nell'uomo italiano, nel personaggio popolare, vissuto, così tremendamente preda dei suoi stessi difetti e debolezze, il che in sostanza decreta una non lontana parentela fra questo Un giorno da leoni e la commedia all'italiana classicamente intesa. Non è difficile infatti intravedere nel personaggio di Leopoldo Trieste un prototipo di pavido fanfarone alla Sordi, o meglio ancora alla Oreste Jacovacci della Grande guerra. Loy è sì alla quarta regia, ma sostanzialmente si esprime qui per la prima volta in maniera libera e personale - risultando peraltro convincente al punto giusto -, dopo aver esordito con una coppia di commedie dirette in condominio con Gianni Puccini ed avere accettato la regia del sequel dei Soliti ignoti, nel 1960, firmando l'Audace colpo dei soliti ignoti. Oltre ad ottimi collaboratori come Carlo Rustichelli (musiche) e Ruggero Mastroianni (montaggio), Loy gode della possibilità di sfoggiare un cast davvero memorabile, con Renato Salvatori (con spessi baffoni), Tomas Milian, Saro Urzì, Anna Maria Ferrero, Nino Castelnuovo, il già citato Trieste, Valeria Moriconi, Romolo Valli, Carla Gravina. Se c'è qualcosa che stona è il ritmo, non molto uniforme, e infatti l'azione si disperde più volte nel corso delle due ore tonde di pellicola; ma la storia è avvincente ed i personaggi scritti realmente con grande cura. 7/10.
L'8 settembre 1943 l'Italia esce dalla guerra, perdente. Uno sgangherato manipolo di reduci dai combattimenti e di civili in fuga si forma sulla via del nord. Quando, durante una tappa nei pressi di Roma, un ufficiale propone loro un attentato antinazista che prevede la distruzione di un ponte, gli uomini si tirano dapprima indietro e poi decidono di passare all'azione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta