Regia di Pál Fejös vedi scheda film
Bel film degli anni trenta, su una ragazza che subisce le conseguenze dell'ipocrisia benpensante dopo essere rimasta incinta di un apprendista notaio che l'ha sedotta e abbandonata. Scacciata dalla casa dove era a servizio, si trova incinta e disoccupata, medita il suicidio, trova ospitalità in un locale di dubbia reputazione dove dà alla luce una bambina. Ma le sue disgrazie non sono finite, e la serenità arriverà solo dopo la morte. Fejös riesce a narrare una vicenda tanto difficile e già abusata senza mai cadere nel melodramma e questo è un grande merito. Costruisce poi alcune sequenze indimenticabili, come quella del parto nel localaccio con la solidarietà di clienti ed entraineuses, quella in cui la protagonista fissa la statua della Madonna con il bambino, Maria ridotta ormai a stracciona derisa anche dai bambini. Insulso è invece il finale con Maria che ascende al Paradiso e da una nuvoletta protegge la figlia ormai adolescente dagli errori che aveva commesso lei. Una curiosità: il fim è del 1932, ma nei dialoghi (quanto meno nella sottotitolazione italiana, della quale ci dobbiamo fidare, essendo l'ungherese una delle lingue più criptiche mai esistite) è citata una data del 1934. Errore o preveggenza?
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