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Vital

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Vital

di alan smithee
7 stelle

Vital è uno dei film più intimi e introspettivi di Tsukamoto: la ricerca e lo studio del corpo si soffermano non già, per una volta, sulle mutazioni, ma sulla scoperta dell'essere un corpo, per tentare da esso di ricostruire i segreti più intimi di una vita ormai perduta, arrivando magari a trovare il recesso più intimo e nascosto che racchiude l'anima.

Hyroshi è uno studente di medicina, figlio di un celebre medico, che a causa di un tremendo scontro frontale conseguente ad incidente d'auto, resta in coma per un periodo, mentre la sua bella fidanzata, dopo essersi apparentemente ripresa, muore improvvisamente per lesioni cerebrali derivanti dall'urto tremendo, non prima di aver esplicitato ai genitori il desiderio che il suo corpo venisse affidato alla scienza medica per ricerche e studi.

Per riprendersi dallo shock e riabilitarsi dall'amnesia che lo affligge, il ragazzo torna a frequentare la facoltà di medicina, appassionandosi all'anatomia e allo studio dei corpi. Sezionandone uno si accorge, grazie ad un tatuaggio inequivocabile, che il corpo ancora semi-coperto che sta letteralmente tagliando è quello della sua bella e defunta fidanzata.

Sconvolto, ma non del tutto in negativo, il ragazzo si concentra con tutto se stesso sullo studio di quel corpo, un tempo meraviglioso, ora ridotto ad un pallido ricordo in decomposizione.

L'accanimento su quel corpo gli permette di rivivere ricordi meravigliosi prima andati perduti e pure momenti d'amore quasi estatico in un luogo paradisiaco in cui la sua mente viene completamente assorbita. Nel contempo il suo atteggiamento provoca un'attrazione sessuale irresistibile nei confronti di una compagna di corso molto sensibile e poco adatta allo studio dell'anatomia e dei corpi, ma avvezza a pratiche sessuali estreme come il soffocamento.

Raccontata così sembra in effetti di trovarci di fronte alla consueta, seppur magari originale, provocazione del regista molto amato di Tetsuo; al contrario invece rimaniamo sorpresi per la tenerezza che emerge dalle sfumature di carattere che emergono da una vicenda certo forte, ma che si mantiene sempre sul filo del sentimento più genuino: quello derivante da un amore che oltre valica la morte, che non può essere dimenticato, neanche quando il corpo morto ed inerme, dissezionato e studiato in ogni suo minimo particolare, deve essere ormai abbandonato a se stesso nel suo lento inesorabile disintegrarsi.

Una insolita piacevole sorpresa da un autore che non rinuncia neppure stavolta al proprio stile viscerale, ma lo affina e sorprende con la potenza di un sentimento ed una finezza che non ha bisogno di splatter gratuito e facile per stupire e farsi apprezzare per l'intensità e la potenza del suo messaggio; nemmeno quando l'epicentro della vicenda è, come in questo caso, un tavolo medico per la dissezione dei cadaveri.

 

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