Regia di Davide Manuli vedi scheda film
L'esordio, 1998, di uno dei nostri registi più sperimentali, uno che fa Cinema anti-commerciale e che prova a dire qualcosa di nuovo. Lo fa da quasi trent'anni, ormai, e le occasioni per fare film sono state poche: solo tre lungometraggi, l'ultimo, "La Leggenda Di Kaspar Hauser", ormai del 2012. Confesso di non avere amato "Beket", l'opera seconda, 2008, esageratamente sperimentale, e di essermi avvicinato, però, con speranza a questo "Girotondo", decisamente la sua opera filmica più riuscita, forse anche perché, vagamente, più tradizionale, se si può usare questa parola con Manuli. "Girotondo" è una ballata tossica, disperata, cruda. In un bianco e nero sgranato, girato a 16mm, si svolge una vicenda minima, dove il protagonista, Angelo, perde un amico per overdose e vaga per la paeriferia di una città (Parigi e Milano, dove il film è stato girato) alla ricerca di un significato, di qualcosa che lo spinga a lasciare l'eroina, di una piccola luce di speranza. La trova in Serena, una prostituta, di cui si innamora, che diventa la compagna viaggiatrice dentro un inferno di desolazione, dolore, sballo e follìa. Un film cupo, certo, ma anche aperto alla luce, con squarci poetici importanti, un film anarchico e vero, lontanissimo da boiate costruite, come "Trainspotting", per esempio. Un'opera prima coraggiosissima, che ha un minimo di trama, non eccedendo nello sperimentalismo tipico di Manuli. Bella riedizione in DVD, dopo anni e anni di oblìo. Non per tutti, chiaramente, non perfetto, ma che bello questo Cinema slegato dal conformismo imperante!
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