Regia di Tekla Taidelli vedi scheda film
Che forza questa Tekla Taidelli, classe 1977, punk e libera come il vento, che scrive musica dirige e interpreta un film che ha il ritmo di chi non s’accontenta mai, l’urgenza del gridare al mondo quanto sia immondo, la voglia d’amare, sempre e nonostante tutto. Fuori vena è un inno alla resistenza nei confronti dell’omologazione, un trip frenetico nell’universo del “buco”, del rifiuto attraverso la ribellione in una “Milano da Bere” che finge di star bene. Fuori vena non a caso, perché le emozioni, se possibile, per sentirle dentro bisogna spararle verso l’altro e verso gli altri. «Eroina: che nome! Sembra fatta apposta per farti venir voglia!» sottolinea con feroce ironia Zanna, tossico quasi perduto, che lotta non solo e non tanto contro quella polverina micidiale, ma s’affanna con se stesso e con quei pochi sintonizzati sulle sue lunghezze d’onda a ricercare un senso, un posto dove andare e dove stare senza farsi schiacciare dai soliti sistemi. L’orgoglio di una diversità che non è mai programmatica consentono a Tekla di cadenzare le sue giornate (e il suo film) con i battiti e le movenze dell’aria che incontra, con gli sguardi che attaccano e con le “piste” che si srotolano, quasi scontrandosi con la droga che uccide. Rivendica Tekla, giustamente, il diritto di scegliere come vivere. Tenendosi ben lontana dalla morte con una vitalità che contagia. Caroselli di sbronze, rave party illegali, Ceres come se piovessero, cascine okkupate, creatività masticata insieme all’ossigeno che respira questo schizzo rielaborato per immagini nuove, zeppo di battute fulminanti, di reietti, di “perdigiorno”, di giovani disperati e di disperanti speranze perché ogni cosa possa cambiare, rivedere la luce, rialzarsi dal torpore di una mediocrità del vivere che ti fa perdere la testa e affogare dentro gli errori, ma anche avvolgere da un abbraccio, tanti abbracci, senza lacrime, con spudorata tenerezza.
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