Regia di Tekla Taidelli vedi scheda film
Un Trainspotting italiano, ma che va ben oltre, un quasi documentario sul mondo e le situazioni della droga fra i giovani vista dall'interno con un coraggio che fa davvero paura, ma che, fastidiosamente, ci fa entrare nei meandri sempre immaginati e creduti di conoscere in maniera viscerale. Certamente non è un film consolatorio o ipocrita, le immagini, il taglio stesso, la fotografia, il montaggio, le riprese manuali, il linguaggio, che fa a gara con il rap, tutto porta al risultato voluto e cercato. La regista si denuda completamente e lo fa in buona fede, io la penso così, ragionamenti spezzati sugli stati d'animo che portano alla scelta “facile” della droga; il protagonista si sente dire: so che faccio soffrire e me ne dispiace, so che la vita che faccio mi fa schifo e fa schifo, ma proprio per questo cerco di cancellare il tutto con la droga. Colpisce lo spirito dell'abbraccio fra questi personaggi e d'altra parte lo si avverte e lo si vede nel girarsi intorno in certi luoghi, si creano una comunità che,come tutti i ghetti, li isola e li fa rimanere isolati dal mondo che non cerca di capirli e non sa, o non vuole, aiutarli. Il film non ha avuto una distribuzione facile, ma ha avuto il merito di essere proiettato nei centri sociali, dove avrei voluto essere una mosca invisibile per vedere e sentire da vicino le reazioni.
Una storia che è difficile da vedere e sostenere, ma necessaria per aiutare a capire
Esordio, un personaggio nel personaggio non facile a digerire, ma senz'altro genuino ed in buona fede
Fa perdere l atesta con i suoi ragionamenti, am ad unc erto punto si entra in sintonia, per , almeno capirla
Fa anche tenerezza
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